9.852. È questo il numero di chilometri che divide Roma da Tokyo. Una distanza geograficamente enorme; eppure, molto meno di quanto si immagini, quando si parla di stile, di design e di una delle case automobilistiche più interessanti del panorama internazionale. Per Mazda, lo studio delle forme, insieme a valori come tradizione e artigianalità, rappresenta una filosofia progettuale imprescindibile, con una ben delineata grammatica espressiva. Sicuramente oggi, con il sofisticato stile Kodo. Non di meno ieri, quando i primi modelli del brand iniziavano a sedurre gli appassionati di tutto il mondo. Un fil rouge che collega presente e passato, di cui l’Italia è da sempre parte integrante. Lo racconta il docufilm “La Forma del Tempo”, che a 40 anni dal suo lancio, accende i riflettori sulla storia che ha portato alla nascita dell‘avveniristica MX-81, prima concept-car di Mazda, realizzata in collaborazione con l’italiana Bertone. Il lavoro, diretto dal regista Dario Acocella, sottolinea come lo spirito dal quale è nata la MX-81, cioè la sfida alle convenzioni, sia vivo e vegeto ancora oggi. Basta guardare la MX-30, la prima EV di serie della Casa giapponese, un modello caratterizzato da un linguaggio delle forme, che sfrutta il design per esprimere armonia con l’ambiente circostante, innovazione e movimento.
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MAZDA E L’ITALIA: UNA STORIA INCREDIBILE
Incontri che cambiano letteralmente il corso degli eventi. La storia che segue ne è un chiaro esempio. Il ponte tra Italia e Giappone, infatti, ha origini lontane. Nasce nel 1960 con l’arrivo in Italia di Hideyuki Miyakawa, e il suo incontro, al Salone dell’automobile di Torino, con Giorgetto Giugiaro (che all’epoca, appena ventenne, è già a capo del design di Bertone). Nessuno poteva immaginare che sarebbe stato il primo passo di una grande avventura.
Ma chi è Hideyuki Miyakawa? Nell’automotive è stato impegnato in diversi ambiti, tra cui l’export e la distribuzione di importanti marchi in Giappone. Oggi è considerato uno dei principali fautori del successo del design italiano nel Paese del Sol levante, oltre a essere membro onorario della Japan Automobile Hall of Fame.
Al salone di Torino - dove era giunto in moto dal Giappone - Miyakawa non incontra solo Giugiaro, ma conosce anche una giovane donna, Maria Luisa “Marisa” Bassano, di cui si innamora. Miyakawa viene “adottato” dalla famiglia Bassano, tanto da essere accolto in casa anche quando Marisa parte per un viaggio studio, che aveva precedentemente organizzato, a Hiroshima. Nel 1961 Miyakawa va trovarla e, grazie alle conoscenze personali della famiglia che sta ospitando la ragazza, incontra Tsuneji Matsuda, presidente di Mazda e figlio del fondatore Jujiro. I due iniziano a parlare dell’importanza del design per l’industria automobilistica giapponese, ponendo le basi per l’influenza di Miyakawa sull’azienda.
Nel frattempo Hideyuki e Marisa si fidanzano, per poi sposarsi l’anno successivo. Non ci mettono molto a tornare a Torino, per questioni affettive ma anche perché ai tempi è la sede delle prime tre “carrozzerie” italiane: i leggendari studi Bertone, Ghia e Pininfarina. Insieme, la coppia inizia a fare da intermediario tra quegli studi di design e le case automobilistiche giapponesi. È esattamente quello che Mazda, alla ricerca di modi per distinguere le sue imminenti autovetture, sta cercando.
MAZDA E L’ITALIA: LE IDEE PRENDONO FORMA
È il 1963, quando, per la prima volta, il “dialogo” tra lo stile del Belpaese e la tecnologia del Sol Levante prende forma: disegnata da Giorgetto Giugiaro, all’epoca designer di Bertone, nasce la serie Familia; nel 1966 (sempre a firma di Giugiaro) segue la splendida Mazda Luce. Poi, nel 1981, l’esordio della sigla MX (Mazda eXperimental) con la MX-81, concept car progettata da Marc Dechamps, a quel tempo capo del design di Bertone: una piccola coupé, con la forma a cuneo, tipica delle auto del carrozziere torinese. La MX-81 fa colpo al Motor Show di Tokyo ed è protagonista nello stesso anno di un celebre servizio fotografico ambientato a Milano, in piazza Duomo, che racconta iconicamente il dialogo in corso tra tecnologia giapponese e stile italiano. E che oggi continua a vivere nell'ultima delle MX, l'elettrica MX-30.
MAZDA E L’ITALIA: IL PONTE COL PRESENTE
Oggi, Ikuo Maeda, responsabile mondiale del design di Mazda, proprio come suo padre Matasaburo, designer della Casa di Hiroshima prima di lui, riconosce un valore inestimabile alle collaborazioni storiche con le “matite” italiane. L’eredità tra padre e figlio passa attraverso un oggetto estremamente semplice, ma carico di implicazioni: un tagliacarte. Ma non un tagliacarte qualsiasi, bensì Ameland, disegnato nel 1962 da Enzo Mari per Danese. Matasaburo lo regala a Ikuo, per spiegargli come, con la semplice torsione di un pezzo di metallo, si possa ottenere un effetto del tutto nuovo. Questo è il design che si fonde alla tecnologia. Due elementi, che nella progettazione di un’auto si intersecano, si completano, si ‘raccontano’ a vicenda. Il design, attraverso il suo linguaggio, lascia presagire quelle sensazioni a cui poi la meccanica dà forma. La tecnologia, da parte sua, percepisce il design come la pelle che la avvolge, il proprio contenitore funzionale.
Il centenario di Mazda (conclusosi nel 2020) e il lancio della nuova MX-30 diventano la migliore occasione possibile per raccontare il legame tra Italia e Giappone. Un rapporto che perdura ancora oggi nella produzione Mazda e di cui la MX-81 rappresenta una pietra miliare. E allora, per celebrarla a dovere, si è deciso di restaurare - proprio in Italia, a Torino, dove tutto ha avuto inizio - l’unico esemplare esistente di questa concept, conservato per anni nel magazzino di uno stabilimento in Giappone. Lo splendido risultato è opera degli artigiani specializzati di SuperStile, realtà che nasce nel 2015 nel distretto dell’automotive piemontese e che oggi collabora con i principali centri stile, designer e case automobilistiche di tutto il mondo.
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