Tragedia alla Dakar, il pilota del camion: "Noi incolpevoli"

Il ceco Loprais: "Non ci siamo resi conto di nulla, ma si è spenta una vita e lo ricorderò per sempre"
Tragedia alla Dakar, il pilota del camion: "Noi incolpevoli"
Pasquale Di Santillo
4 min

Alla Dakar si muore ancora, ma non parliamo di maledizione. Anche se molti ricorderanno le 77 vittime, tra piloti, organizzatori e tifosi, scomparsi dal debutto del raid nel deserto - inventato da Thierry Sabine (anche lui deceduto in un incidente in elicottero) - nel 1979. Ma questa volta l’etichetta, il luogo comune abusato da troppi non ha senso. Quello che è successo martedì al 5° km della nona tappa della Dakar 2023 - fatalità, a pochi metri dal punto in cui Sainz ha distrutto la sua Audi , per poi ritirarsi - di maledetto ha nulla. Ma è figlio dell’imprudenza con la quale la povera vittima Livio Fassinotti, il tifoso 69enne residente nel torinese (a None) si era sistemato sotto una duna, al centro del percorso dove erano passate moto, auto, quad, SSV e in quel momento i camion. Un’imprudenza, gravissima, pagata a un prezzo inaccettabile, la vita.

Mistero Dakar

La cosa ancora più paradossale è che succede nell’anno in cui il rapporto tra pubblico e Dakar sta toccando il minimo storico del feeling corsa-pubblico, che ha sempre fatto della Dakar un sinonimo di accoglienza ed entusiasmo. Sia nel periodo africano, prima che il terrorismo allontanasse la corsa dalla sua sede naturale, che in quello centro e sudamericano, dove il rapporto macchine/pilota-pubblico era diventato carnale.

Quest’anno, nella quarta edizione in Arabia Saudita, la Dakar sta passando praticamente inosservata o quasi. Il mitologico bivacco è stato spostato, non c’è una sola indicazione chiara che in città favorisca la conoscenza della sua ubicazione, come e dove andare a vedere le vetture e conoscere i piloti. E così anche nelle varie tappe non c’è traccia delle folle di tifosi del passato. La spiegazione che viene data è quella della tutela della sicurezza, per evitare attentati come quello di Jeddah dello scorso anno.

Una volontà del governo saudita di non avere incidenti di percorso nella costruzione di Paese moderno, che passerà molto probabilmente per l’organizzazione di un futuro Mondiale di calcio. Ciò non toglie che la Dakar era e rimanga una corsa pericolosissima. Per i piloti: provate voi a correre a 160-170 km/h con 2 o 4 ruote in mezzo a spuntoni di pietra taglientissimi, prima che sulle dune. E per chi la segue. Anche perché non è nemmeno pensabile “transennare” 8.000 km abbondanti di deserto a protezione del percorso.

Il dolore del pilota dopo l'incidente

Quello che resta è il dolore per una vita persa così, per quello della famiglia e lo stupore di Ales Loprais, il pilota ceco del camion - fino a ieri leader della Dakar nella categoria - protagonista dell’incidente, che via social ha raccontato quello che e? successo: “Siamo stati svegliati mentre eravamo già a riposare al bivacco: i commissari sportivi ci hanno detto cosa era successo. Una vita si e? spenta per un incidente nel quale io ero alla guida. Le immagini dei filmati hanno dimostrato che non ci siamo resi conto di nulla. Ma niente cambia che si è spenta una vita. Voglio esprimere le mie condoglianze alla famiglia e agli amici, consapevole che questo incidente lo porterò con me per il resto della vita.... Queste le sue parole prima di decidere nella notte di ritirarsi dalla corsa insieme a tutto il team.

E oltre al video con le sue parole, il 43enne pilota ceco, ha postato altri due video, di cui uno “on board”, che dimostrano senza alcun dubbio la sua “innocenza” nella dinamica dell’incidente. La presenza dello sfortunato tifoso italiano non era visibile (oltre che prevedibile) dalla sua postazione di guida. L’altezza del camion lo rendeva invisibile e, se anche l’avesse visto di sfuggita, la traiettoria della ruota anteriore sinistra, in pieno percorso, era perfettamente in linea con la posizione del tifoso. Le indagini in corso da parte delle autorità locali chiariranno l’unico dubbio rimasto: e cioè se il tifoso sia deceduto per le conseguenze dell’impatto con il camion o per un infarto, come fa intendere Loprais nel suo video.


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