Serve subito il piano industriale sull’auto

I segnali di ripresa del mercato dell'auto rendono improrogabile la definizione di un piano industriale di settore
Serve subito il piano industriale sull’auto© ANSA
Massimo Ghenzer
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La fornitura di auto aumenta in Europa e in Italia e si consegnano le vetture di contratti in attesa da mesi. Nei primi nove mesi del 2023 si sono immatricolate 200.000 vetture in più dello scorso anno ma sempre al di sotto del 2019. In settembre è aumentato, anche se non di molto, l’interesse per l’acquisto di un’auto nuova e quindi si sono fatti più preventivi che prima delle vacanze di agosto. Il trend degli acquisti è leggermente in crescita come le forniture. Le Case hanno ripreso a comunicare sconti e finanziamenti agevolati in presenza di tassi di interesse aumentati a seguito delle misure anti-inflazione della BCE. È ritornata la pressione sui volumi che ha determinato una notevole crescita di auto-immatricolazioni, cioè le vetture a chilometro zero, ricercate dai clienti che puntano all’affare. I km 0 sono tornati al 10% del mercato totale, cifra vicina al periodo pre-pandemico. Si vendono ancora molte vetture a benzina e in settembre sono aumentate. Il Diesel è diminuito ma le vendite sono sempre abbastanza. L’elettrico non decolla e in settembre è arretrato. L’ibrido è al 40% del mercato, ma la grande maggioranza sono le vetture ibride leggere, mentre l’ibrido pesante è intorno al 10%.

Il GPL suscita sempre molto interesse tra la clientela italiana e anche qui le vendite mensili sono consistenti. Alcuni costruttori in questi mesi si sono pronunciati in maniera più precisa sulla transizione ecologica e hanno parlato della pluralità tecnologica (endotermico, ibrido, elettrico, idrogeno) come un tema di interesse globale per realizzare una transizione verso emissioni zero al 2050 in modo sostenibile. Nessun Continente può fare a sé per arrivare alle zero emissioni. Il tema è globale e inoltre va affrontato dalla produzione dell’auto fino alla sua mobilità su strada.

Bisogna lavorare sodo sul ciclo completo se si vuole arrivare nel 2050 a emissioni zero. L’Italia è ormai marginale nella produzione di vetture, meno di mezzo milione all’anno, quando nel mondo si sfiorano i cento milioni. La componentistica italiana, un’ eccellenza riconosciuta, perde i pezzi, vedi probabile chiusura di Magneti Marelli a Crevalcore. Non si può più perdere tempo nel formulare un piano industriale nazionale e impegnarsi a eseguirlo. 


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