L’elettrico conta ancora su troppi integralisti

Sulla transizione energetica si scontrano ideologie diverse, tralasciando l'analisi dei fatti e l'oggettività della situazione
L’elettrico conta ancora su troppi integralisti© AP
Massimo Ghenzer
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La domanda di elettrico in Italia non decolla, anzi, diminuisce e nei piazzali delle concessionarie gli invenduti sono molti. In Europa funziona con gli incentivi, appena si tolgono la domanda crolla. Se si parla con chi sta sul mercato, la strategia solo elettrico, non riscuote molti consensi. Si osserva anche che in Cina il tutto elettrico non è così determinato come in Europa e al recente Salone dell’auto in Giappone, Akio Toyoda ha ribadito il sano concetto che il globo è propenso ad adottare si l’elettrico ma anche le altre tecnologie. Insomma, forse in ritardo ma chiaramente le scelte della UE vengono dibattute e discusse. Recentemente ho seguito una botta e risposta sui social sull’elettrico. Certamente non ha arricchito la mia conoscenza del tema strategico, la transizione ecologica, e mi ha confermato come questa sorta di dibattiti pubblici aperti, generalmente, non ha valore analitici da cui partire per fare ragionamenti compiuti. Non credo si possa dibattere accusando e offendendo e come è capitato a me travisando completamente il senso di alcune affermazioni. La transizione energetica richiede pensiero forte, strutturato, non ideologico, e analisi concreta sui punti positivi e negativi del processo. Molti invece sono totalmente convinti del tutto elettrico e non lasciano spazio a dubbi o valutazioni di quello che si deve fare per rendere attuabile quanto imposto dall’UE. Soprattutto noto, escluso alcuni casi, che fattibilità economica e domanda di mercato sono totalmente fuori dal dibattito.

Ci si rende conto che l’Europa sta mettendo in pericolo il suo sistema industriale ma non sembra interessare come scongiurare questa sciagura economica e sociale. Al massimo si sostiene che spariranno posti di lavoro per crearne altri e più qualificati. Tutto sostenuto in maniera generica senza una valutazione delle competenze da utilizzare e dei costi da sostenere. Un approccio molto preoccupante, mentre invece bisogna avviare un esame concreto, non basato sul fatto che la strada scelta conferisce all’Europa una sorta di leadership nella transizione ecologica. Pensieri velleitari a fronte dei cinesi che hanno l’esclusiva dei materiali e da anni hanno sviluppato la tecnologia delle batterie. 


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