Alfa 33 Stradale: torna il mito

Prodotta in soli 33 esemplari tutti assemblati a mano, unisce il fascino di un’auto di 60 anni fa alla tecnologia dei giorni nostri
Alfa 33 Stradale: torna il mito
di Alberto Sabbatini
5 min

A volte bastano due cifre per far vibrare il cuore degli appassionati. “33”: un numero che, per chi conosce la storia dell’Alfa Romeo, non è solo un richiamo al glorioso passato, ma un simbolo di bellezza, tecnica e passione. L’Alfa 33 Stradale del 1967 è stata una delle prime vere supercar del mondo, nata dal telaio e dal cuore dei prototipi da corsa che hanno poi vinto titoli mondiali nei campionati Sport Prototipi. Oggi, quel mito 33 è rinato in una forma nuova, potente, esclusiva. Senza compromessi. Una supercar estrema, in tiratura limitatissima: 33 esemplari, come il suo nome. E noi siamo stati tra i primissimi fortunati a poterne guidare il prototipo, per capire come Alfa ha coniugato il fascino di un’auto di quasi sessant’anni fa con la tecnologia moderna.

UNICA

L’abbiamo guidata la nuova 33 Stradale sul circuito di Balocco, in Piemonte, dove l’Autodelta ha messo a punto le sue leggendarie Alfa da corsa. Il progetto è nato nel 2022 per volere dell’allora amministratore delegato Jean Philippe Imparato, che voleva riaccendere l’immaginario sportivo del brand costruendo un’auto-manifesto. Solo 33 esemplari, tutti assemblati a mano da Touring Superleggera, un atelier con un livello di artigianalità unico. Ogni vettura è unica, personalizzata dal cliente nelle finiture e nei materiali. Il prezzo? Tra 1,5 e 2 milioni di euro, ma l’accesso a quest’auto non è questione di disponibilità economica ma di passione, cultura, identità.

COME È FATTA

La 33 Stradale però non è soltanto esclusività. È anche tecnologia. Monta un V6 biturbo da 3 litri a carter secco, 630 cavalli e 730 Nm di coppia, derivato dal propulsore Nettuno della Maserati MC20, ma con affinamenti esclusivi Alfa Romeo. Il telaio monoscocca è in carbonio, le sospensioni a quadrilatero alto, lo schema delle vere auto da corsa. La distribuzione dei pesi è perfetta, il baricentro basso, l’aerodinamica affilata. Dettaglio importante: è un’auto completamente italiana. Gli unici componenti di produzione straniera sono il cambio e gli ammortizzatori.

 

 

ALLA GUIDA

Entrare nell’abitacolo è un piccolo rito. Le porte si aprono “a elitra”, ispirate a quelle della 33 originale da corsa: si alzano e ruotano verso l’esterno, come le ali di una coccinella. Un movimento elegante e funzionale. Dentro, l’atmosfera è quella d’altri tempi. Il volante è nudo, senza pulsanti. Caso più unico che raro nell’automobilismo moderno. I comandi sono sul tunnel centrale o addirittura sul tetto, come in un aereo. Non c’è infotainment invadente. Qui si guida e basta. E che guida! La 33 Stradale riesce a trasmettere un feeling raro. In modalità “Pista” la vettura si comporta come una belva. La potenza è brutale, le reazioni sincere, immediate. Ogni accelerata può trasformarsi in una danza, con il posteriore che scivola e richiede mani esperte per essere controllato. Ma non c’è paura, solo rispetto. Rispetto per un’auto che non si guida soltanto: si ascolta, si interpreta, si gusta. Accelerazione 0-100 in 3 secondi netti, velocità massima 333 km orari. Un numero non casuale ma ricercato. Il rombo del V6 è ruvido, vero, senza addolcimenti elettronici. Non è una supercar moderna che filtra emozioni e comportamenti. Qui tutto è diretto, metallico, viscerale. L’auto pretende attenzione e concentrazione. Ma ripaga con un coinvolgimento totale, raro anche tra le supercar moderne da 800 o 900 cavalli.

CON BOTTAS

Un dettaglio significativo: Valtteri Bottas, ex pilota ufficiale Alfa Romeo F1, ha partecipato allo sviluppo della 33 Stradale. Dopo averla provata, ha deciso di acquistarne una. E nel suo sorriso a fine test c’era tutta la soddisfazione di chi sa riconoscere il valore di una vera auto sportiva. La 33 Stradale è un ritorno al piacere della guida, alla purezza meccanica. Per chi crede ancora che l’auto possa emozionare. Non con i numeri. Ma con l’anima.

 


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