I dubbi sul tutto elettrico

L’industria dell’auto con l’elettrico perde soldi, è in balia dei cinesi per le batterie e i materiali pregiati
di Massimo Ghenzer
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È il momento di scoprire tutte le carte in gioco e affrontare ai massimi livelli, industriali e istituzionali, il tema del tutto elettrico dal 2035 in Europa. Sono ormai parecchi anni che la UE spinge con forza in questa direzione, ma il risultato netto è che in Europa l’acquisto di vetture elettriche è al di sotto delle aspettative. I problemi sono tanti, troppi, e non si possono ignorare. La Commissione, anche sulla scorta di dati forniti dalla ONG T&E fondata a Bruxelles nel 1990, non fa marcia indietro e anzi accarezza l’idea di imporre per legge alle Aziende di comperare soltanto elettrico dal 2030. Siamo in democrazia o vittime di una economia dirigista di stampo antico sovietico? L’industria dell’auto con l’elettrico perde soldi, è in balia dei cinesi per le batterie e i materiali pregiati. La componentistica ha perso decine di migliaia di posti di lavoro, la VW ha annunciato un taglio di 30.000 posti di lavoro nei prossimi 5 anni. Stellantis ha presentato una semestrale in grave perdita e anche negli US c’è un profondo ripensamento sulla transizione verso l’elettrico. La Ford stessa che era partita in quarta sul tutto elettrico sta riducendo gli investimenti previsti per la transizione energetica.

La ONG T&E vuole spaventare tutti affermando che se si rivede il tutto elettrico dal 2035, si perderanno enormi opportunità di crescita economica e posti di lavoro. L’ideologia di questi canali favorevoli al tutto elettrico, come da copione consolidato, gioca a spaventare, per affermare le tesi che sono tutt’altro che condivise sia dagli esperti dell’auto che dai consumatori. Le menti più strategiche che guidano le aziende automobilistiche mondiali, non credono nel tutto elettrico e investono nella neutralità tecnologica, che vuol dire: ibrido, elettrico, idrogeno e carburanti alternativi. E questo significa che il motore a combustione interna è ancora parte del processo industriale. Gli investimenti nel mondo industriale si fanno su solide basi previsionali e quando le previsioni non si realizzano per difetto o per eccesso, si provvede a modificare i piani per non rischiare tracolli economici. Mi chiedo cosa si stia ancora aspettando per rivedere il diktat del tutto elettrico, vista la situazione concreta di mercato.


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