De Giorgi: "Da Napoli fino alle Olimpiadi"

De Giorgi: "Da Napoli fino alle Olimpiadi"

Il ct dell’Italvolley, aspetta il debutto agli Europei: "Giocheremo in Piazza del Plebiscito un torneo che può darci anche il pass olimpico"
Piero Giannico
7 min

Con Ferdinando De Giorgi non c’è preambolo. Inizi a parlare e ti ritrovi già altrove, dentro una visione che trasforma lo sport in un modo diverso di leggere il mondo e la vita. Non è solo la serenità di un uomo che ha attraversato la storia della pallavolo italiana, vincendo tutto ciò che si poteva vincere sia da giocatore sia da allenatore. È qualcosa di più profondo: un orizzonte. Una concezione per cui la pallavolo non è solo un rettangolo, ma un linguaggio che unisce capacità di lettura, responsabilità e futuro. Ed è con questo sguardo che il CT dell’Italia si avvicina a un appuntamento storico, gli Europei 2026, il cui esordio, contro la Svezia il 10 settembre 2026, si giocherà nel cuore di Napoli, Capitale Europea dello Sport, in una cornice che non ha eguali al mondo come Piazza del Plebiscito. De Giorgi ne traccia le sfumature. La sua Nazionale, giovane, consapevole, e bi-campione del mondo in carica, sarà protagonista di un momento che va oltre il risultato. L’essere un tutt’uno con un popolo che sa dare in termini di affetto e accoglienza più di quanto, a volte, possa ricevere.

Cosa significa debuttare agli Europei 2026 in un luogo iconico come Piazza del Plebiscito, con Napoli Capitale Europea dello Sport?

«Si intrecciano tante cose belle: Napoli Capitale Europea dello Sport, l’Italia che ospita un evento prestigioso e il nostro esordio in un luogo che è pura storia. Giocare in Piazza del Plebiscito sarà qualcosa di speciale, come dev’essere l’inizio di un Europeo che qualificherà anche alle Olimpiadi. Il livello sarà altissimo, le prime quattro del Mondiale sono europee. Serviranno testa, cuore e consapevolezza».

Quanto è importante che i giocatori conoscano la storia della città che li ospita?

«È fondamentale. Fa parte del nostro lavoro aiutare i ragazzi a capire il contesto in cui si muovono. Lo abbiamo fatto anche nel 2021 quando, a un gruppo di giovani azzurri freschi di convocazione, abbiamo raccontato loro la storia della maglia azzurra e della Federazione che l’anno prossimo compirà ottant’anni. Conoscere ciò che rappresenti aumenta l’orgoglio e la consapevolezza. Giocare in un’arena all’aperto, allestita per l’occasione a Piazza del Plebiscito sarà un’occasione per far scoprire non solo ai nostri atleti ma a chiunque un pezzo il nostro patrimonio culturale e di come il plebiscito del 21 ottobre 1860 abbia cambiato la storia, anche di quel luogo iconico che una volta era chiamato Largo di Palazzo».

Napoli è Capitale Europea dello Sport 2026 per i valori che esprime: inclusione, salute, educazione. Quanto coincidono con la Sua filosofia di lavoro?

«Completamente. Abbiamo chiamato il nostro progetto “Noi Italia”, perché la maglia è al centro di tutto. È un progetto tecnico ma anche valoriale. Questa squadra non è perfetta, ma è speciale perchè ha disponibilità, reciprocità, attenzione agli altri. Valori che nello sport si imparano velocemente e restano per la vita. Lo sport oggi, più che mai, è un’agenzia educativa potentissima e insegna le relazioni, il rispetto, le regole, la vittoria e la sconfitta».

Scuola e Chiesa, quale ruolo possono avere in questo percorso?

«Dove c’è formazione deve esserci sport. Gli oratori, storicamente, hanno da to un contributo enorme. Noi abbiamo la responsabilità di ricordarlo ai ragazzi perchè sono punti di riferimento, anche quando non se ne accorgono. Lo sport crea storie che ispirano e portano luce. La scuola ti insegna ad amare il nostro passato per costruire il futuro. Il presente lo viviamo per comprendere la direzione dell’evoluzione».

L’Italia sarà la squadra da battere all’Europeo. Come si gestisce il confine tra consapevolezza e fame?

«È la sfida più grande. Rivincere è difficilissimo, non ci sono scorciatoie. Servono due elementi come la consapevolezza di essere competitivi e l’umiltà, che è la virtù di chi cerca nuove sfide. L’umiltà è sapere di essere bravi, ma non i migliori. In ogni stagione si riparte da zero e se non migliori, gli altri ti passano davanti. I dettagli fanno la differenza, e i dettagli richiedono convinzione, lavoro e determinazione».

Quanto aiuta il livello della Superlega nella crescita della Nazionale?

«Il nostro campionato ha il livello medio più alto al mondo. Le società lavorano bene. I giocatori si formano nei club, in otto mesi di lavoro quotidiano. La regola dei tre italiani in campo garantisce opportunità. Per la Nazionale è una fortuna enorme. In più la Campania è ben rappresentata in A2 con la Virtus Aversa (Ce) e Romeo Sorrento, e in A3 con Gaia Energy Napoli».

Il sindaco Gaetano Manfredi parla di una Napoli ormai credibile agli occhi dell’Europa. Il presidente Giuseppe Manfredi, invece, sta guidando la Federazione con una visione ampia e radicata nei territori. Che ruolo possono avere nel percorso verso Napoli 2026?

«È molto bello vedere due “Manfredi” protagonisti in un momento così significativo. Il sindaco di Napoli sta lavorando bene, ha dato credibilità alla città, e questo è fondamentale quando si parla di grandi eventi internazionali. Il presidente Giuseppe Manfredi ha una cultura del territorio straordinaria: è lì che tutto nasce, la sua visione ha saputo unire l’Italia. Conosce la pancia dello sport italiano, i bisogni, le opportunità. Ha colto il valore di iniziative come Napoli Capitale Europea dello Sport e sta dando allo sport italiano la possibilità di crescere».

Quale messaggio spera resti nel cuore dei tifosi dopo il debutto del 10 settembre 2026?

«Spero si emozionino perché l’emozione è la medaglia più difficile da conquistare. Quando penso a Napoli, mi viene sempre in mente Massimo Troisi. A chi gli chiedeva dei sogni, lui rispondeva: “No, non tengo sogni… però tengo un cassetto”. È geniale. Perché i sogni sono importanti, ma ancora di più lo è il posto dove li tieni, la possibilità di alimentarli. Ecco, io spero che Napoli Capitale Europea dello Sport 2026 diventi proprio questo: un cassetto pieno di sogni per tanti ragazzi. Un luogo che ispira, che accende qualcosa. Lo sport ha la forza per farlo. Noi proveremo a fare la nostra parte».


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