Berrettini-Musetti, il derby è servito a Napoli

Matteo sicuro: «È solo la prima finale che giocheremo contro». Lorenzo: «Vinca il migliore!»
Davide Palliggiano
3 min

NAPOLI - Il sogno italiano s’è realizzato e adesso non importa chi vinca. Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, a Napoli, s’affrontano per la prima volta e sarà una storia bellissima, vada come vada. L’Arena è pronta e non aspettava di meglio: ore 15, quattromila persone, per chi penderanno le loro simpatie lo scopriremo oggi, ma se Berrettini, prima del torneo, era il favorito del pubblico napoletano, Musetti l’ha conquistato a suon di vittorie, colpi di classe, straordinaria gentilezza. Italiani tanto diversi. Matteo più moderno, Lorenzo retrò, come ama definirsi: 26 anni il primo, 20 il secondo. Lo spot perfetto per il torneo di Napoli e per il tennis italiano. Saranno premiati da Nicola Pietrangeli, 89 anni, già da ieri splendida presenza al circolo sul Lungomare.

La 12ª di Matteo

Trentaquattro anni dopo (era il 1988) due italiani si scontrano in Italia per una finale. Per Berrettini è la prima in casa, la prima sul cemento, la dodicesima in carriera, la quarta quest’anno: Queen’s, Stoccarda e Gstaad. A Napoli è stato a dir poco eroico. Si sarebbe probabilmente ritirato, se non fosse stato qui in Italia. E ha usato un termine molto napoletano per spiegare le sue condizioni: «Stavo una chiavica: ho avuto un problema sotto il piede sinistro, ma lo staff medico ha fatto un ottimo lavoro». La semifinale contro lo statunitense McDonald è stata sofferta, in tutti i sensi. Ha giocato male il primo set, è andato sotto 5-0, ha perso 6-3. Poi, nel secondo il suo servizio lentamente è uscito fuori, ma l’ha vinto solo al tie-break. Nel terzo McDonald, uno che corre tantissimo, ha un po’ mollato, accusando anche crampi, e nonostante un Berrettini per nulla impeccabile ha ceduto 6-3. «Il mio team voleva che mi ritirassi - ha ammesso Matteo -, ma proprio non volevo. Doveva battermi lui e alla fine sono rimasto in campo e ho vinto salvandomi con il servizio». Se oggi dovesse vincere la finale, diventerebbe 13° del ranking Atp superando Norrie. Prima del torneo era al numero 16, ora è 14. «Sono abbastanza sicuro che non sarà la prima finale che io e Musetti giocheremo contro. È giovanissimo e pieno di talento e con un futuro bellissimo: io alla sua età non giocavo nemmeno nei Challanger».

La 2ª di Lorenzo

Se la dovesse spuntare Musetti, invece, scalerebbe una posizione e per un punto si porterebbe 23° nel ranking sopra De Minaur. Dipende anche da Rune, oggi in finale a Stoccolma contro Tsitsipas. Se perde, il danese lo supera. A fare il tifo per lui ci saranno papà Francesco e mamma Sabrina, che arriveranno per l’occasione da Carrara per assistere alla 2ª finale in carriera di Lorenzo, che quest’anno ha vinto l’Atp 500 di Amburgo superando all'ultimo atto Alcaraz, ora numero 1 al mondo. A Napoli in finale c’è arrivato giocando benissimo, non perdendo mai un set, entusiasmando il pubblico con il suo talento. «Ma nel tennis, come nella vita, nulla è facile - ha tenuto a sottolineare dopo la vittoria, quasi in scioltezza, contro il serbo Kecmanovic in due set (6-3, 6-4). Matteo è un amico, ma per la prima volta siamo rivali. Chi sarà più bravo a mettere da parte questa amicizia la spunterà. Il pubblico di Napoli me l'aspetto diviso al 50 e 50, mi immagino boati da una parte e dall'altra. Sarà una partita bellissima e che vinca il migliore».


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