Volandri: "Sinner è diventato grande"

Partono i primi Master1000 (Indian Wells e Miami), ecco l’analisi del capitano di Coppa Davis sui suoi azzurri, i calendari la preparazione e l’ipotesi derby al terzo turno tra Jannik e Musetti
Volandri: "Sinner è diventato grande"© LAPRESSE
Lorenzo Ercoli
5 min

«Se Berrettini giocherà Indian Wells? Sono aggiornato sulle sue condizioni, ma non sono io a doverne parlare. Spero sia in grado di scendere in campo». Filippo Volandri, capitano dell’Italia di Coppa Davis, ha parlato del gruppo azzurro alla vigilia del main draw di Indian Wells. Il primo Masters1000 stagionale porta tanti temi alla ribalta e oltre alla presenza di Berrettini, arrivato regolarmente in California, spicca la suggestione del possibile derby tra Sinner e Musetti al terzo turno. Lo sguardo è rivolto anche alla Coppa Davis, dove l’Italia sarà nuovamente tra le pretendenti più accreditate.  

C’è grande attesa per il possibile derby. Quanto inciderebbe il differente inizio di stagione dei due?  
«Sinner e Musetti stanno vivendo momenti diversi della carriera. Lorenzo ha raccolto poco dalla trasferta sudamericana e vive una fase di crescita che Jannik ha già superato. Lorenzo dovrà difendere punti importanti e i conti della classifica si fanno a dicembre, ma il ranking per lui è il termine ultimo di un processo che va oltre i risultati al momento. Per arrivare in alto bisogna lavorare su una struttura ed è normale avere delle difficoltà nel cammino, capita anche a tennisti come Rafa e Nole. Se i big però hanno una struttura per riprendersi subito da questi piccoli inciampi, Lorenzo può faticare per periodi più lunghi ed è su questo che deve lavorare. Jannik invece sta molto bene e sta facendo sue le competenze aggiunte lo scorso anno. Il ritorno all’aperto lo costringerà ad adattarsi a condizioni a lui meno favorevoli di quelle indoor. Ad Indian Wells mi dicono stia facendo freddo, e vedremo quanto inciderà il vento. In generale però Sinner è un giocatore che sta iniziando ad incastrare i pezzi del puzzle». 
 
Storicamente gli italiani non hanno mai fatto bene ad Indian Wells. Solamente un caso?  
«Io ad Indian Wells e Miami facevo tantissima fatica soprattutto perché ero reduce dalla terra sudamericana. Indian Wells è un paradiso ma le condizioni sono difficili perché a seconda dell’orario può fare caldissimo o freddissimo ed il rimbalzo cambia di conseguenza. Adattarsi è fondamentale ma non è facile per chi le settimane prima non ha giocato sul cemento outdoor. Se guardiamo in casa nostra: Sinner ha giocato indoor, Musetti sulla terra e Berrettini ha fatto preparazione prima di Acapulco; solo Sonego ha scelto Doha e Dubai. I nostri vengono tutti da condizioni diverse da quelle della California e non sarà facile. Questa però è una mia riflessione, non una legge». 
 
Le scelte degli azzurri per la preparazione invernale sono state tema di dibattito. Rispetto a quando giocava è diventato più difficile gestire l’off-season?  
«Direi di sì, ci sono meno settimane per lavorare e se arrivi in semifinale di Davis devi giocare quasi fino a inizio dicembre. Spero che l’ATP e l’ITF collaborino per trovare una soluzione sulle date di United Cup e Coppa Davis. La soluzione per i giocatori? Diventa fondamentale fare un richiamo di tre settimane durante l’anno, se no c’è il rischio di farsi male o arrivare senza energie agli appuntamenti importanti.  
 
Se dovesse disegnare la Coppa Davis dal 2024, come sarebbe?  
«La soluzione non ce l’ho. Giocare su tre settimane ha senso e quest’anno abbiamo guadagnato una settimana di calendario, ma le sfide dopo Australian Open e US Open possono essere uno svantaggio per chi ha giocatori che vanno in fondo. Grazie alla wild card ricevuta noi abbiamo saltato il playoff di febbraio, che da un lato ci avrebbe permesso di fare gruppo ma dall’altro ci avrebbe messo in difficoltà la settimana subito dopo lo slam. Ritorno al vecchio format? Anche quello ha i suoi contro, seppure l’Italia sarebbe ancora più forte avendo giocatori competitivi su tutte le superfici».  
 
Anche quest'anno in Coppa Davis resta l'obiettivo dichiarato del titolo? 
«Quando siamo al completo possiamo ambire alla vittoria. Ci siamo dati qualche anno per costruire un gruppo competitivo e avendolo avuto al completo solo due volte devo dire che siamo più avanti di quanto pianificato. A fine stagione però ci sono tante incognite e non è facile per le nazionali ed i rispettivi capitani». 

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