“Sinner fenomeno vero, l’Italia una potenza”: la stima dell’ex campione

Intervista all'ex tennista olandese Krajicek, direttore dell'Atp 500 di Rotterdam dove Jannik può salire al n.3 del ranking Atp: cos'ha detto
Lorenzo Ercoli
4 min
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«Quando giocavo, il tennis italiano aveva qualche buon top 20, ma adesso è su un altro livello. Sinner è un fenomeno, ma non dimentico Berrettini, sfortunato con gli infortuni, e i tanti top 100. L'Italia è diventata una potenza al livello della Francia». Non si spreca in complimenti Richard Krajicek, campione di Wimbledon 1996 ed ex numero 4 del mondo, nonché dal 2004 direttore dell'ATP 500 di Rotterdam. La settimana prossima è proprio dall’Olanda che Sinner ripartirà dopo la vittoria all’Australian Open e nel 2020 Krajicek fu uno dei primi a dargli fiducia con una wild card.

Krajicek, in questo periodo dell’anno si gioca ovunque, ma Rotterdam è uno degli appuntamenti più attesi. Come avete tenuto questo standard?
«Febbraio è il mese più corto ma è quello con più tornei: dall’anno prossimo ci saranno 6 ATP 500 in 4 settimane. Lavorare per fare un bell’evento è importante Doha e Dubai? Sono quasi degli alleati per noi. 15 anni fa mi avrebbero spaventato, adesso però i tornei che ci tolgono giocatori sono Rio, Acapulco e Dallas. Per noi è un bene che ci siano opzioni valide anche da questa parte dell’oceano».

Nel 2020 diede una wild card a Sinner, quest’anno torna da voi ed è l’uomo del momento. Cosa ne pensa?
«Siamo molto contenti di questo. Qualche anno fa il suo agente, Lawrence Frankopan, mi disse di avere un giocatore fantastico. Sono in ottimi rapporti con lui e quindi diedi a Jannik quella wild card. Da quel momento ha iniziato a giocare sempre meglio e già lo scorso anno da noi è entrato la finale, anche se dopo il primo set è sceso di energie e Medvedev ha vinto in rimonta».

Vincendo a Rotterdam Jannik diventerebbe il numero 3 del mondo: non potevate essere più fortunati, vero?
«Se dovesse succedere sarebbe fantastico. Sinner la sta prendendo seriamente: infatti già ieri è arrivato qui nonostante il suo debutto sarà martedì o mercoledì. Vuole prendere confidenza con il campo. Già nel 2020 si vedeva che lavorando sul fisico e su qualche altro aspetto, avrebbe potuto vincere uno Slam e magari diventare numero 1 del mondo. Ha un grande team, Cahill è uno dei migliori del tour e lo ha dimostrato».

Sinner come lei ha vinto uno Slam ed è numero 4 del mondo. Per un giocatore vale di più un Major o essere il numero 1?
«In un certo senso se diventi numero 1 vuol dire che hai giocato bene per 52 settimane, mentre per uno Slam te ne bastano 2 e magari un po’ di fortuna con il tabellone. Nel mio ufficio ho la replica del trofeo di Wimbledon e non è per niente male: personalmente, dovendo scegliere, direi che è meglio vincere il primo Slam, anche se non posso essere del tutto imparziale (ride, ndc). Dopo il primo Major però è meglio diventare numero 1 che vincerne un secondo».

Gli ex giocatori a volte criticano il tennis del presente. Lei si diverte?
«Mi piace come si è evoluto il tennis. Dopo il mio ritiro sono arrivati Federer e Nadal. Sembrava il massimo e poi è uscito fuori Djokovic, per certi versi ancora più forte. Assieme a loro Murray, Del Potro, Wawrinka. E adesso che poteva esserci uno stallo, ecco anche Sinner e Alcaraz. Mi piacerebbe vedere qualche discesa a rete in più, ma non è facile con la fisicità attuale: i giocatori sono quasi privi di debolezze, chi va a rete si espone. Contro Sinner mi sarebbe venuto il mal di testa, perché avrei fatto fatica a sviluppare un buon piano partita. Da fan di questo sport posso dire che gli ultimi 20 anni sono stati fantastici».

Se dovesse fare dei pronostici sui prossimi Slam, che nomi farebbe?
«Nadal punterà tutto sulla terra, questa è la mia sensazione. Al Roland Garros se starà bene, lui e Alcaraz saranno i favoriti. Per Djokovic sarà più difficile, però rimane l’uomo da battere, anche perché nel 2023 ha vinto tre Slam, e lo vedo favorito a Wimbledon. Us Open? Discorso a quattro, come in Australia, tra Nole, Sinner, Medvedev e Alcaraz».


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