Pagina 2 | Sinner: "Ho pensato di lasciare il tennis. Scudetto? Non voglio gufare"

Sinner a tutto campo, come lo conosciamo sulla terra, sull'erba e sul cemento. Stavolta l'ha fatto davanti alle telecamere del TG1, parlando di tutto: dal caso Clostebol (ovviamente) alle critiche ricevute, dall'idea di mollare ai nuovi obiettivi, fino persino allo scudetto, lui che è un tifoso milanista."Sto abbastanza bene, l'anno scorso è stato molto stressante ma abbiamo avuto dei risultati incredibili. Anche quest'anno sono partito bene, poi è successo quello che è successo. Un po' strano, non me l'aspettavo, ma sto rientrando nel ritmo vero con un obiettivo davanti, per vedere a che livello sono. A volte ho un calo e non so perché, sarò contento di tornare a Roma con una mentalità diversa. Mi manca la competizione, però sono felice che questa fase sia terminata", ha spiegato Sinner.

Sinner e il caso Clostebol

"Clostebol? In quel momento non ho capito bene, non sapevo nulla, me l'hanno spiegato per capire cosa era successo alle mie spalle. Poi abbiamo saputo da dove veniva la positività. Ho faticato ad accettare questo, non avevo fatto niente, perché dovevo accettarlo? Ho parlato con il mio avvocato e abbiamo deciso di patteggiare. È stato un anno di difficoltà. In campo non mi sentivo bene, il divertimento andava via giorno dopo giorno. La mia fortuna è stata avere delle persone intorno a me che mi hanno aiutato e creduto, parlo del mio team e della mia famiglia. Ho costruito una bolla dove nessuno poteva entrare, e così ho potuto continuare a giocare ed è andato tutto bene, anche se non mi sentivo felice in campo".

Sinner: "Non sono stato trattato diversamente, anzi..."

"Rifarei il patteggiamento? Ormai è andata. Le regole andrebbero riviste? Ognuno segue lo stesso protocollo quando è positivo, nessuno riceve trattamenti diversi, anche se ho ricevuto critiche. Non sono stato trattato diversamente, anzi forse mi hanno controllato più degli altri. Non immaginavo il mio percorso fin qui, vi direi una bugia se dicessi che ho scelto il tennis sapendo che sarei diventato numero uno. Quando da ragazzino giocavo alla pari con gli altri ho capito che avevo talento. Ho scelto il tennis e lasciato lo sci perché mi piaceva di più, i miei genitori mi hanno lasciato libero e sono cresciuto velocemente. Per essere numero uno servono sacrifici, ma anche la fortuna di non farsi male e avere le persone giuste. Il talento è importante se lo combini con il lavoro".

La risposta di Sinner a Djokovic e Federica Pellegrini

"Mi arrabbio anche io, ma il tennis è come il poker: quando l'altro fa fatica e lo vedi ti dà la forza. Quando sono stanco o nervoso, o non sento la partita, il mio team usa dei trucchetti per farmela sentire. A volte sono nervoso, ci sono i momenti in cui le cose non vanno. Il tennis è un gioco e va giocato, se vuoi spaccare la palla non funziona. Le parole di Djokovic, Serena Williams e Federica Pellegrini? Non voglio rispondere, sono liberi di dire quello che vogliono e giudicare, per me conta sapere cosa ho passato. Era difficile e non lo auguro a nessuno passare da innocente una roba del genere. Siamo in un mondo in cui ognuno dice quello che vuole, va bene così. Abbiamo anche una vita fuori dal campo, ma voi vedete solo il giocatore e ed è giusto perché siete tifosi. Penso di aver gestito bene le situazioni che ho avuto. Il tennis per me è importante ma fuori dal campo ho una vita che è ancora più importante, senza la mia famiglia non sarei nessuno".


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Sinner: "Punto Roland Garros e Wimbledon. Invidio il tocco di Alcaraz e Musetti"

"Mi ricordo ancora il match point avuto con Alcaraz agli Us Open, il punto più bello è quello con cui ho vinto a Melbourne col dritto lungo linea, ce ne sono tanti ma ci ricordiamo di più quelli non fatti. Quando ho saputo di diventare numero uno al mondo è stato incredibile. Un altro momento pazzesco è entrare sul centrale a Roma o a Torino, sembra uno stadio di calcio. Punto al Roland Garros prima di Wimbledon, ma prima di dire che ci sono come livello servono partite. Il salto di livello del tennis? C'era Fognini, poi è arrivato Berrettini, poi sono arrivato io, ora Musetti, Arnaldi, Sonego, Darderi. Sono tanti. Cahill? Mi ha detto che faceva l'ultimo anno con me e che dovevo accettarlo. È stata una sua scelta, abbiamo fatto tanto insieme ma ogni cosa bella ha una fine. Gesti scaramantici? Passo sulle righe col piede destro, ho delle robe mie che mi fanno stare tranquillo. La fondazione Jannik Sinner? Il focus è sui bambini, loro sono importanti e  sono il nostro futuro, speriamo di aiutarli. Il colpo preferito? Rovescio. Il migliore? Rovescio. Da migliorare? Il servizio. Invidio il tocco di Alcaraz e Musetti".

Sinner e lo scudetto: "Non voglio gufare"

"Montecarlo? Qui mi sento a casa, le persone che vivono qui sanno chi sei ma non sono invadenti. Non saprei dove allenarmi se non qui, clima ottimale, tanti campi, è perfetto vivere qui. Il mio sogno? Era essere un pilota di Formula 1, ma non avevamo i soldi. Calciatore? Non era un sogno, invece le macchine mi piacciono, è una passione. Scudetto? Non voglio gufare…".

Sinner: "Volevo lasciare..."

"Volevi lasciare il tennis? Sì, mi ricordo prima degli AO quest'anno, era un momento non felice perché c'era il caso doping e a fine anno ho detto vediamo come sarà. Arrivo in Australia e non ero a mio agio neanche nella sala dove mangiavanop gli atleti, i giocatori mi guardavano diversamente, non mi piaceva, era pesante vivere il tennis così, io sono uno che scherza sempre e mi sono detto che volevo del tempo libero per staccare. Una delle ragioni per cui non ho giocato Rotterdam è anche questa, volevo del tempo diverso, con amici. I tifosi? Ci vediamo a Roma, speriamo di essere abbastanza preparati per essere lì, non vedo l'ora. Aspettiamo un bel tifo".


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Sinner: "Punto Roland Garros e Wimbledon. Invidio il tocco di Alcaraz e Musetti"

"Mi ricordo ancora il match point avuto con Alcaraz agli Us Open, il punto più bello è quello con cui ho vinto a Melbourne col dritto lungo linea, ce ne sono tanti ma ci ricordiamo di più quelli non fatti. Quando ho saputo di diventare numero uno al mondo è stato incredibile. Un altro momento pazzesco è entrare sul centrale a Roma o a Torino, sembra uno stadio di calcio. Punto al Roland Garros prima di Wimbledon, ma prima di dire che ci sono come livello servono partite. Il salto di livello del tennis? C'era Fognini, poi è arrivato Berrettini, poi sono arrivato io, ora Musetti, Arnaldi, Sonego, Darderi. Sono tanti. Cahill? Mi ha detto che faceva l'ultimo anno con me e che dovevo accettarlo. È stata una sua scelta, abbiamo fatto tanto insieme ma ogni cosa bella ha una fine. Gesti scaramantici? Passo sulle righe col piede destro, ho delle robe mie che mi fanno stare tranquillo. La fondazione Jannik Sinner? Il focus è sui bambini, loro sono importanti e  sono il nostro futuro, speriamo di aiutarli. Il colpo preferito? Rovescio. Il migliore? Rovescio. Da migliorare? Il servizio. Invidio il tocco di Alcaraz e Musetti".

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"Montecarlo? Qui mi sento a casa, le persone che vivono qui sanno chi sei ma non sono invadenti. Non saprei dove allenarmi se non qui, clima ottimale, tanti campi, è perfetto vivere qui. Il mio sogno? Era essere un pilota di Formula 1, ma non avevamo i soldi. Calciatore? Non era un sogno, invece le macchine mi piacciono, è una passione. Scudetto? Non voglio gufare…".

Sinner: "Volevo lasciare..."

"Volevi lasciare il tennis? Sì, mi ricordo prima degli AO quest'anno, era un momento non felice perché c'era il caso doping e a fine anno ho detto vediamo come sarà. Arrivo in Australia e non ero a mio agio neanche nella sala dove mangiavanop gli atleti, i giocatori mi guardavano diversamente, non mi piaceva, era pesante vivere il tennis così, io sono uno che scherza sempre e mi sono detto che volevo del tempo libero per staccare. Una delle ragioni per cui non ho giocato Rotterdam è anche questa, volevo del tempo diverso, con amici. I tifosi? Ci vediamo a Roma, speriamo di essere abbastanza preparati per essere lì, non vedo l'ora. Aspettiamo un bel tifo".


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