Internazionali, Sonego: "A Roma per lasciare un ricordo"

Tutti i riflettori azzurri sono su Sinner e Musetti, ma il torinese al Foro ha già raggiunto una semifinale nel 2021, perdendo contro Djokovic
Internazionali, Sonego: "A Roma per lasciare un ricordo"© Getty Images
Lorenzo Ercoli
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«Il mio obiettivo è dare sempre tutto. Roma si presta bene perché il pubblico qui ti dà qualcosa in più: proverò a farmi ricordare». Lorenzo Sonego si è ritrovato e nella settimana degli Internazionali BNL d’Italia può essere il jolly azzurro. Numero 48 ATP e numero 3 dello stivale, il torinese esordirà contro Jeremy Chardy. Dal 2016 il Foro Italico lo ha visto evolversi: da numero 333 del mondo all’esordio assoluto al giocatore affermato che lo scorso anno difendeva la semifinale del 2021. Maturato a tutto tondo dopo aver superato una stagione in chiaroscuro, Sonego è già tornato protagonista in Coppa Davis e adesso vuole emozionare il pubblico della Capitale.  

L’anno scorso qui a Roma, nonostante l’assenza di risultati, era soddisfatto del suo tennis. Adesso sta giocando bene e le vittorie stanno tornando. Ancora meglio direi. 
«Questa finora è un’annata positiva, il 2022 mi è servito anche nei momenti difficili per fare nuove esperienze. Ho alzato il mio livello e sto cercando di dare il massimo per ottenere dei risultati. L’atmosfera del Foro mi aiuta sempre a fare grandi prestazioni: non vedo l’ora di iniziare». 

Ha fretta di tornare vicino al best ranking o riesce a non guardare alla classifica? 
«Il ranking non lo guardo in questo momento in cui devo dare priorità al mio sviluppo e alla mia crescita. Questo processo è giornaliero e serve a costruire il mio futuro, anche perché tutti i giocatori del circuito si stanno migliorando». 

Come uscì dal campo l’anno scorso dopo la sconfitta con Shapovalov? 
«Non è mancato il rammarico per il risultato finale, ma diedi tutto in quel match e giocai bene. Nei turni successivi Shapovalov dimostrò il suo valore, d’altronde Denis ha un grande bagaglio tecnico che ti rende sempre la vita difficile. Da quel momento però sono cresciuto, soprattutto per l’atteggiamento con cui vivo certi momenti di un match. Adesso magari sarebbe una partita diversa».

Come ricorda invece la semifinale del 2021 e soprattutto i tre set, con interruzione per svuotare il Grand Stand, contro Thiem? 
«Fu una partita strana. Il pubblico era da poco tornato sugli spalti dei tornei e ricordo i primi due set giocati con un calore poi svanito quando per le regole sul Covid hanno fatto uscire gli spettatori interrompendo a lungo il gioco. Per fortuna c’era il mio team, che fu decisivo nel darmi coraggio per vincere una partita molto importante dove annullai anche un match-point. Inutile dirlo, giocai un bel tennis».

Poi arrivò anche la vittoria su Rublev e una grande lotta con Djokovic 
«Ricordo tutto il torneo con emozione. Dai crampi della partita di primo turno contro Monfils ai tre set della semifinale contro Djokovic. Naturalmente il match-point annullato a Thiem è il punto saliente, ma anche la vittoria su Rublev non fu da meno. Andrey era già fortissimo e negli ultimi due anni si è confermato». 

Quanto le sembra lontana la prima apparizione su questi campi (2016)? Sfiorò la vittoria contro Sousa nel primo turno: lei era n.333 ATP, lui 30. 
«È lontana, ma è la dimostrazione che il pubblico qui ti dà sempre qualcosa in più e che io provo a farmi ricordare. Quando sono qui do il massimo e coinvolgo il tifo, di conseguenza escono partite spettacolari. Gli Internazionali sono stati il primo Masters 1000 della mia carriera e ho un ricordo speciale del match con Sousa e di quello dell’anno dopo con Almagro (perso 6-3 3-6 7-6; ndr)».

Volandri ha detto: “Ho una Nazionale di sei giocatori”. Questo vuol dire che c’è sempre da lottare per un posto. Per lei è uno stimolo? 
«Ci tengo tanto alla Coppa Davis e all’Italia. In campo voglio fare bene, prima per me stesso e poi per fare parte di una squadra composta da grandi giocatori. Rimanere a casa? Una volta tocca a uno, una a un altro, ma siamo tutti uniti e siamo una delle migliori nazionali al mondo».

Per chiudere le devo chiedere un voto alla stagione del Torino. 
«Annata da 8. Non ha i giocatori di chi lotta per l’Europa, ma ha fatto dei buoni risultati per stare a metà classifica. Juric è un grandissimo allenatore: è carismatico e fa rendere la squadra al 100%». 


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