Auger-Aliassime, l'intervista: "Avrei voluto sfidare Sinner a Madrid"

Il canadese, n.6 al mondo nel 2022, esalta Jannik: "Match come quelli contro di lui aiutano a caricarsi: è destinato a fare grandi cose e io anche. Gli Internazionali d'Italia..."
Auger-Aliassime, l'intervista: "Avrei voluto sfidare Sinner a Madrid"

ROMA - "Non ho mai ridotto i miei obiettivi. Il primo passo, sembrerà banale, è diventare un giocatore migliore. Sennò è inutile elencare tornei. A quel punto non ci saranno limiti e spero di vincere Slam e Masters 1000. Ovviamente non sarà facile". Chi lo conosce può starne certo, Felix Auger-Aliassime non è solito usare frasi di circostanza. Il canadese crede fermamente in ciò che dice, d’altronde l’atteggiamento e il suo modo d’essere lo rendono perfetto per stare tra i migliori. Il suo tennis è tipico dei predestinati che bruciano ogni tappa, senza punti deboli. Per diventare speciali però serve lo sviluppo di qualcosa di straordinario ed è questo il passo che ha bloccato il ventitreenne di Montreal. A novembre 2022 Auger-Aliassime era n. 6 del mondo davanti a giocatori come Rublev, Djokovic, Rune, Zverev e Sinner. Con l’azzurro, non fosse stato per il problema all’anca, ci avrebbe dovuto giocare a Madrid. Felix è poi arrivato in finale, dove si è arreso solo a Rublev. Nella capitale (esordirà domani) è sbarcato da n. 20 del mondo e con la sensazione che il giro di ruota sia cambiato.  

Come sono cambiate le sue prospettive con la finale di Madrid?

"Sono già stato numero 6 del mondo, in passato sono stato vicino a vincere tornei di questo calibro e a Madrid sono tornato ad avere una chance. Credo ce ne saranno altre, ma dovrò lavorare con pazienza. Poi è naturale che questa finale mi aiuti e mi dia tanta fiducia". 
 
Momenti di difficoltà come il suo quanto dipendono dalla testa più che dal tennis?

"I miei colpi possono migliorare e ci sono tanti aspetti da curare. Con ciò che ho però posso già fare molto. A volte ce l’ho fatta e altre no, in parte è dipeso dall’aspetto mentale". 
 
Come valuta l’esperienza con Toni Nadal? Grande coach e risultati non sono sempre collegati da subito.

"In primis conta ciò che fa il giocatore. Il coach ci mette una piccola percentuale lavorando sui dettagli tecnici o aiutandoti a cambiare punto di vista con una conversazione. Sono ancora in contatto con Toni, non so se tornerà nei tornei, ma credo molto nel mio coach Frédéric Fontang".
 
In una classifica dei Masters 1000, lei Roma dove lo mette?

"Per me è uno dei migliori tornei del mondo. Ci sono tante ragioni, una di queste è sicuramente la passione dei fan italiani che dal primo giorno creano una splendida atmosfera. Poi siamo a Roma, una delle città tra le più belle del mondo. La posizione esatta non la so, ma sicuro tra i primi 3". 

Essendo classe 2000 i suoi rivali naturali sono Sinner, Alcaraz e Rune. Dopo averli anticipati adesso quanto è lontano da loro?

"La partita con Sinner mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Nel 2022 l’ho battuto due volte, ma adesso è un giocatore diverso e mi è dispiaciuto non poterci giocare contro a Madrid. Contro Alcaraz ci ho perso gli ultimi due match. Ora stanno ottenendo risultati migliori dei miei, ma in futuro credo di poter tornare nella conversazione".


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Come ha reagito al ritiro di Sinner a Madrid?

"Non dirò che mi sono disperato perché sono andato in semifinale. Però sono match come quello che avrei giocato con Jannik a caricarmi e avrei voluto giocare. L’ordine di preferenza è: vittoria sul campo, ritiro avversario, sconfitta". 
 
Ha fatto il primo punto ATP a 14 anni. Dopo tutto questo tempo, qual è la cosa più bella del tennis?

"Sono passati dieci anni, ma continuo a divertirmi e ho tanto tempo ancora. L’emozione di vincere un match difficile, uno di quelli che ti riempie di dubbi prima di iniziare, davanti a tanto pubblico credo sia qualcosa difficile da ricreare nella vita". 
 
La cosa peggiore?

"Quando perdi e in questo sport perdi ogni settimana. Non è un lavoro normale dove inizi e finisci un turno, qui il risultato influisce sul tuo umore e per questo è importante circondarsi con le persone giuste. Su questo Toni Nadal mi ha detto “Una vittoria non è mai così bella e una sconfitta non è mai così terribile”. Quando le cose vanno troppo veloci faccio un respiro profondo e mi ritaglio del tempo per rallentare". 
 
A fine anno chi sarà il numero 1 del mondo? Lei dove sarà?

"Io vorrei tornare dov’ero due anni fa, con i migliori. Il numero 1? Si è giocato un solo Slam, dopo Parigi sarà più facile rispondere. Adesso ovviamente Sinner è nella posizione migliore". 

 


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ROMA - "Non ho mai ridotto i miei obiettivi. Il primo passo, sembrerà banale, è diventare un giocatore migliore. Sennò è inutile elencare tornei. A quel punto non ci saranno limiti e spero di vincere Slam e Masters 1000. Ovviamente non sarà facile". Chi lo conosce può starne certo, Felix Auger-Aliassime non è solito usare frasi di circostanza. Il canadese crede fermamente in ciò che dice, d’altronde l’atteggiamento e il suo modo d’essere lo rendono perfetto per stare tra i migliori. Il suo tennis è tipico dei predestinati che bruciano ogni tappa, senza punti deboli. Per diventare speciali però serve lo sviluppo di qualcosa di straordinario ed è questo il passo che ha bloccato il ventitreenne di Montreal. A novembre 2022 Auger-Aliassime era n. 6 del mondo davanti a giocatori come Rublev, Djokovic, Rune, Zverev e Sinner. Con l’azzurro, non fosse stato per il problema all’anca, ci avrebbe dovuto giocare a Madrid. Felix è poi arrivato in finale, dove si è arreso solo a Rublev. Nella capitale (esordirà domani) è sbarcato da n. 20 del mondo e con la sensazione che il giro di ruota sia cambiato.  

Come sono cambiate le sue prospettive con la finale di Madrid?

"Sono già stato numero 6 del mondo, in passato sono stato vicino a vincere tornei di questo calibro e a Madrid sono tornato ad avere una chance. Credo ce ne saranno altre, ma dovrò lavorare con pazienza. Poi è naturale che questa finale mi aiuti e mi dia tanta fiducia". 
 
Momenti di difficoltà come il suo quanto dipendono dalla testa più che dal tennis?

"I miei colpi possono migliorare e ci sono tanti aspetti da curare. Con ciò che ho però posso già fare molto. A volte ce l’ho fatta e altre no, in parte è dipeso dall’aspetto mentale". 
 
Come valuta l’esperienza con Toni Nadal? Grande coach e risultati non sono sempre collegati da subito.

"In primis conta ciò che fa il giocatore. Il coach ci mette una piccola percentuale lavorando sui dettagli tecnici o aiutandoti a cambiare punto di vista con una conversazione. Sono ancora in contatto con Toni, non so se tornerà nei tornei, ma credo molto nel mio coach Frédéric Fontang".
 
In una classifica dei Masters 1000, lei Roma dove lo mette?

"Per me è uno dei migliori tornei del mondo. Ci sono tante ragioni, una di queste è sicuramente la passione dei fan italiani che dal primo giorno creano una splendida atmosfera. Poi siamo a Roma, una delle città tra le più belle del mondo. La posizione esatta non la so, ma sicuro tra i primi 3". 

Essendo classe 2000 i suoi rivali naturali sono Sinner, Alcaraz e Rune. Dopo averli anticipati adesso quanto è lontano da loro?

"La partita con Sinner mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Nel 2022 l’ho battuto due volte, ma adesso è un giocatore diverso e mi è dispiaciuto non poterci giocare contro a Madrid. Contro Alcaraz ci ho perso gli ultimi due match. Ora stanno ottenendo risultati migliori dei miei, ma in futuro credo di poter tornare nella conversazione".


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