© EPA Russo: “Italia, di imbattibile non c’è nessuno”
DALL'INVIATO A MANILA (Filippine) - Siciliano dentro, diffidente per natura e cromosomi, come solo i siciliani sanno essere. Anche se al solito è solo una maschera di protezione nei confronti di questo mondo che ti tende trappole a ogni metro, con ogni persona. Perché una volta presa un po’ di confidenza e aggirato quel velo, Roberto Russo, 28 anni da Partinico a pochi chilometri da Palermo, è un ragazzo solare, che sa ridere e vivere come un ragazzo della sua generazione. Al centrale di 205 centimetri che gioca con la maglia di Perugia, a tesi fatta, manca un esame per laurearsi in scienze motorie. Tifa Palermo, ha un carattere di ferro. Ha lottato per sei mesi per essere qui al Mondiale nelle Filippine dopo un intervento di ernia del disco che per poco non lo ha tagliato fuori dalla rassegna iridata. E nei quarti contro il Belgio ha fatto vedere a tutti quanto fosse corretta la scelta di De Giorgi che ha aspettato senza remore che recuperasse dall’infortunio studiando per lui un rientro graduale fino all’esplosione di mercoledì con 11 punti (di cui 3 muri e 2 ace). Tanta roba.
Come ci si sente dopo una vittoria così bella?
"Sicuramente felici per come abbiamo giocato, per come siamo entrati aggressivi e subito in partita. Il Belgio non l’abbiamo fatto giocare. Sapevamo che era una squadra forte, nel girone ci aveva dato filo da torcere. Ma ogni partita fa storia a sé. Mi è piaciuto l’atteggiamento di tutti e adesso entriamo nella fase più bella di questo torneo. Ci siamo meritati di essere in semifinale".
Da quanto aspettava una partita così?
"Era tanto che volevo giocare. Al di là della mia prestazione, volevo aiutare in campo i ragazzi. Non ho giocato per 6-7 mesi. Mi sono impegnato al massimo per esserci. Ma non conta come ho giocato io, l’importante è la prova di squadra. Personalmente cerco sempre di dare il massimo ai compagni, a volte riesce meglio come ieri (mercoledì ndr), altre meno o per niente".
Normale avere bisogno di tempo per tornare al proprio livello dopo un stop così lungo...
"Mano a mano che giochi e rimani in campo, migliori. Non è stato facile tornare al massimo e sono contento della fiducia e del tempo che mi è stato dato, oltre alla possibilità di giocare. I sette mesi di stop si sono fatti sentire ma adesso sono consapevole di migliorare ogni giorno che passa".
C’è stato un momento in cui ha pensato di non farcela a recuperare?
"Come infortunio, tra i vari che ho avuto, questo è stato uno dei più difficili da gestire. Perché non è tanto la capacità del corpo di non riuscire, ma in alcuni giorni, non riesci a spingere. Tu ce la metti tutta, ma se la schiena si indurisce o il polpaccio non va, non va. E devo ringraziare lo staff della Nazionale. Mi hanno sempre aiutato in tutto e con un programma adatto a me. Provo gratitudine e spero di poter ripagare tutto questo con le mie prestazioni in campo. Allo stesso tempo sono sempre stato concentrato e determinato nel centrare il mio obiettivo. Ma garantisco che è stata dura. Il problema era emerso a dicembre. La risonanza evidenziò una protusione. Ho provato a curarla con il cortisone continuando a giocare fino alla partita con Milano, poi ho capito di dover andare sotto i ferri. E anche dopo l’intervento, il primo mese è stato complicato, faticavo a muovermi con la mia altezza. Per lavarmi la faccia dovevo mettermi prima seduto...".
In prospettiva Polonia, si può giocare meglio di come avete fatto col Belgio?
"Certo che sì, ripeto ogni partita fa storia a sé. Con il Belgio l’avevamo studiata bene. Sapevamo quali erano i loro punti di forza e siamo stati bravi a limitarli. La Polonia è un altro avversario, più fisico e potente. Non per questo non possiamo giocare la nostra pallavolo, al netto di chi c’è dall’altra parte della rete. Dovremo studiare bene anche loro per continuare ad esprimere il nostro gioco. Non esistono squadre impossibili da battere, non dobbiamo avere paura di affrontare la Polonia".
Anche perché la conoscete a memoria...
"In effetti ci abbiamo giocato tante volte, in alcune è andata bene, altre meno. Conosciamo bene le individualità che hanno, battono molto bene, quindi dovremo essere bravi a tenere in ricezione e riuscire a fare il break. Con il servizio che hanno riescono ad avere un muro di difesa molto forte. Perché costringendo gli avversari ad attaccare lontano dalla rete arrivano bene a muro, ed essendo molto fisici, mettono bene le mani. In più, seguono le indicazioni di un tecnico che conosco bene come Grbic avendolo avuto a Perugia e so come fa lavorare il muro, cioè composto, dritto, con il centrale che deve sempre fermarsi. Sono delle indicazioni che secondo me nella pallavolo di oggi sono fondamentali. Senza dimenticare che hanno una difesa molto forte. La VNL? In quella partita loro sono stati nettamente più bravi, a prescindere dall’errore di formazione del secondo set. A pallavolo la squadra più forte e che gioca meglio vince. Speriamo solo stavolta di essere più bravi di loro. Può succedere di tutto".
Parole sante.
