Jacobs, quando essere generosi non paga

Jacobs, quando essere generosi non paga© EPA
Francesco Volpe
2 min

Il d.t. Antonio La Torre l’aveva detto subito: «Marcell, devi fermarti». Era il 10 maggio, tre giorni dopo la rinuncia di Jacobs ai 100 di Nairobi per un violento virus gastrointestinale. «Fossi in lui punterei, pienamente ristabilito, sul Golden Gala del 9 giugno».
Nè Marcell, nè il suo allenatore Paolo Camossi seguirono il consiglio del d.t. Il 18, Jacobs corse due volte i 100 a Savona e da allora le cose sono precipitate. Un fastidio muscolare, poi la rinuncia alla DL di Eugene.
Seria la diagnosi (ufficiosa): lesione longitudinale al tendine femorale. Addio Golden Gala e Camossi che annuncia: «Prima dei Mondiali non contiamo di gareggiare». Poi però Marcell corre a Rieti e peggiora le cose. Il resto è storia attuale.

Jacobs è un ragazzo d’oro, che la gente ama. Dopo l’impresa sui 100 di Tokyo, forse la più grande nella storia dello sport italiano, non si è issato sul piedistallo. E’ rimasto un ragazzo umile, un papà che vince l’oro mondiale indoor e festeggia con il figlio in braccio, un professionista disponibile e generoso. Forse troppo. La sensazione è che in questa disgraziata stagione all’aperto abbia pagato proprio la sua straordinaria generosità, in un costante braccio di ferro tra i propri slanci e la prudenza di Camossi. «Vuole correre e quando non può si intristisce».
Voleva correre Jacobs e ora ci piange il cuore immaginarlo triste e depresso. Ma ci piace pensare che tornerà più forte. Con un pizzico di esperienza in più.


© RIPRODUZIONE RISERVATA