Panetta: “Crippa non si divida più tra pista e strada”

L’ex campione del mondo dei 3000 siepi analizza la situazione della maratona azzurra dopo la “rivoluzione” di Siviglia e in prospettiva Roma e Parigi
Panetta: “Crippa non si divida più tra pista e strada”© LAPRESSE
Christian Marchetti
5 min

E se la recente maratona di Siviglia fosse un nuovo inizio? Gli indizi, del resto, sono chiari: Yeman Crippa schianta di un minuto e 10” il record italiano stabilito nemmeno un anno fa da Iliass Aouani (2h06’06” contro 2h07’16”), Eyob Faniel diventa il secondo italiano di sempre (2h07’09”), addirittura Daniele Meucci centra il personale (2h07’49”) pur con 38 anni sulle spalle. Nel mentre, per domenica si prepara l’edizione 2024 della Napoli City Half Marathon con Sofiia Yaremchuk intenzionata a stupire già sulla “mezza” e porre dunque al centro dell’attenzione anche il settore femminile. Settore in cui Giovanna Epis, a sua volta, ha già fatto la voce grossa a Verona (1h10’55”). Se qualcosa, insomma, per i colori azzurri fosse destinato presto a cambiare lungo quei 42 chilometri e 195 metri negli ultimi anni troppo avari di soddisfazioni? 

Maratona, Panetta e il consiglio a Crippa 

Maratoneti si nasce o si diventa imparando a stringere i denti. Il campione del mondo di Roma 1987 e d’Europa a Spalato 1990 nei 3000 siepi, Francesco Panetta, ci provò nel 1996 a Torino. «Un crono svilente, 2h15’15” - sorride oggi Panetta, 61 anni e da 37 detentore del primato italiano proprio tra le siepi - Luciano Gigliotti mi disse: “Iscriviti, fai il tempo minimo e ti porto ai Giochi”. Mi misi semplicemente in testa di concludere la gara». Crippa ha effettuato il “salto” dalla pista alla strada l’anno scorso e domenica ha aggiunto il record nella gara simbolo dell’atletica a quelli su 3000, 5000 (indoor e all’aperto), 10.000, 5 km e “mezza”. «Il momento attuale dei nostri è assai positivo - analizza Panetta - e a muoversi è soprattutto il mezzofondo, che ha sempre fatto da traino, fino a diventare oggi uno delle tante locomotive della nostra atletica. Abbiamo tre maratoneti di livello più un altro paio che stanno crescendo a vista d’occhio. L’importante è ora raggiungere il picco della forma nei momenti che maggiormente conteranno: la “mezza” degli Europei di Roma e la maratona olimpica. Altro aspetto fondamentale sarà evitare le “distrazioni” della pista». Il riferimento è proprio a Crippa, che a Roma potrebbe correre la mezza maratona e i 10.000, in cui vinse il titolo continentale a Monaco due anni fa. «Lo so che l’Europeo in casa fa gola e che girare la testa dall’altra parte è complicato, ma secondo me Yeman dovrebbe proseguire su un solo percorso. Si dichiarò deluso dopo l’esordio sulla distanza con un 2h09’ che è tempo importante e ora è soltanto alla seconda uscita. Vuol dire che un disegno c’è. Dopo Spalato, commisi l’errore di alternare strada e pista, ma la maratona ha bisogno di cura». Cura a tutte le età... «Difatti il risultato più eclatante viene da Meucci. Prima di lui, l’etiope Bekele ha corso 2h04’ a 41 anni. La gara non è più un salto nel vuoto come una volta, quando già un 10.000 veniva considerato lunga distanza. Quando nel 1990 Gelindo Bordin vinse a Boston, il gruppo di testa, a metà gara, era sotto il record mondiale di due minuti. Era un territorio praticamente inesplorato, non come oggi che è tutto studiato al millesimo e non vedi arrivarne uno sulle ginocchia». 

Universo femminile 

La barriera delle due ore si avvicina sempre più. E questo nonostante il destino si sia portato via il fenomeno Kiptum (deceduto, ha svelato il patologo, in seguito alle gravi ferite alla testa riportate nell’incidente d’auto dell’11 febbraio. L’Africa resta punto di riferimento, mentre si fa sempre un gran parlare di scarpe “magiche”, «che qualcuno - ricorda però Panetta - deve pur “spingere”. Le scarpe sono uno strumento, accettiamo che la tecnologia continui a evolversi!»  Anche l’Italia vuole dire la sua. L’attesa ora è tutta per le ragazze. Yaremchuk ripartirà appunto da Napoli dopo il record italiano da 2h23’16” ottenuto il 3 dicembre a Valencia. Il 3 marzo toccherà a Rebecca Lonedo impegnata nella tradizionale “half” della RomaOstia. Panetta avverte: «Al femminile, i margini di miglioramento sono ancora più evidenti. L’etiope Ketema che arriva dai 1500 e debutta a Dubai in 2h16’07” dimostra che l’approccio è cambiato. Le gare non “iniziano” più al 35° chilometro». È una storia che si costruisce piano piano e le premesse, in casa Italia, non sono affatto male. 


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