Martina Fidanza esclusiva: “Da zero agli ori, come sono rinata”

La ciclista azzurra: "Prima il Covid, poi il cuore e le vertebre: ogni volta ripartivo e crollava tutto. Spero che la sfortuna sia finita"
Martina Fidanza esclusiva: “Da zero agli ori, come sono rinata”© EPA
Giorgio Coluccia
3 min

Ha stregato il Mondiale dopo un anno da incubo. Con due ori conquistati nel giro di ventiquattro ore tra scratch e inseguimento a squadre, Martina Fidanza è l’azzurra in copertina alla rassegna iridata su pista di Saint-Quentin-en-Yvelines. Non solo, a 22 anni si candida come uno dei volti più vincenti dell’intero movimento ciclistico italiano. Forte, fortissima in pista, ma anche nell’affrontare quelle innumerevoli avversità che hanno caratterizzato l’attuale stagione. Dalla positività al Covid all’ablazione all’atrio destro del cuore, passando per le due vertebre fratturate in primavera e l’ansia per i problemi di salute di papà Giovanni (ex professionista negli anni Novanta). Adesso quei due ori luccicano al collo della campionessa bergamasca, indicando la luce in fondo al tunnel e un futuro luminoso verso altri successi.

Fidanza, c’è stato un momento in cui ha pensato di gettare la spugna? 
«Non ho mai smesso di lottare, ma la cosa più frustrante era il dover ricominciare da zero ogni volta. Per mesi inseguivo la condizione, poi arrivava puntuale l’imprevisto e crollava tutto. A livello mentale è stato molto complesso».

Nel modo in cui ha lanciato il quartetto dai blocchi, c’era tutta la sua rabbia? 
«L’oro nello scratch mi ha fatto rinascere a livello individuale, poi con la squadra mi sono esaltata ed è svanita ogni ansia. Ho conquistato tre ori negli ultimi due Mondiali, mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi avuto tutti quei problemi e dove sarei potuta arrivare».

Quando ha percepito che il peggio poteva essere alle spalle? 
«Da agosto ho iniziato a ritrovare una certa regolarità, ma fino al giorno prima dell’inizio di questi Mondiali su pista temevo di ricadere e le prestazioni forse ne risentivano. Adesso tutto è più bello, questo arcobaleno sulla maglia iridata cancella qualsiasi forma di negatività».

L’oro con il quartetto è una delle sue vittorie più prestigiose in assoluto?
«Sì, perché l’abbiamo ottenuto tra amiche ancor prima che tra compagne di squadra. Ci conosciamo a fondo, stiamo insieme in Nazionale sin dalla categoria juniores e abbiamo condiviso gare e allenamenti estenuanti. Chiara Consonni è nata a Ponte San Pietro come me, ci togliamo appena sei mesi. Il bello è che lo viviamo come un punto di partenza, vogliamo arrivare ancora più in alto». 

Conciliare strada e pista è ancora un problema? 
«La Nazionale italiana ha fatto un grande lavoro a tutti i livelli anche con le squadre. Vedo molta sinergia, anche se la mia priorità rimane la pista e voglio sempre poter scegliere i miei impegni con la maglia azzurra. Hanno un sapore particolare, sono onorata di far parte di questa bella crescita del movimento».

Allargando il campo degli obiettivi, quale sfizio vorrebbe togliersi? 
«Un giorno vorrei provare la madison in pista e vincere non solo in volata su strada. Fanno parte di un percorso di crescita, il tempo è dalla mia parte. Soprattutto se ho finito di pagare dazio con la sfortuna». 


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