Dacourt e il razzismo: «Dico bravo ad Ancelotti! Il calcio è fraternità»

L'ex giocatore di Roma e Inter lancerà il 6 gennaio in Francia un documentario sulla discriminazione razziale intitolato "Non sono una scimmia"
Dacourt e il razzismo: «Dico bravo ad Ancelotti! Il calcio è fraternità»
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ROMA - Il prossimo 6 gennaio, in Francia, uscirà su Canal + il documentario "Non sono una scimmia" ideato e voluto da Olivier Dacourt, ex giocatore tra le altre di Roma e Inter. Il tema principale e - ahinoi - attuale sarà quello del razzismo come macchia persistente del calcio, analizzato con la partecipazione di altri calciatori come Eto’o, Balotelli, Vieira ed Umtiti, e di allenatori ed arbitri. Ognuno racconterà la propria esperienza rispetto al razzismo. Prima della messa in onda della puntata, Dacourt, che è stato vittima di cori discriminatori quando indossava la maglia della Roma, si è espresso - come si legge su 'Cnews' - sul recente caso che ha visto Kalidou Koulibaly protagonista durante Inter-Napoli: «Abbiamo iniziato il documentario un anno fa quando Blaise Matuidi è stato insultato in Italia durante un Juventus-Cagliari. Purtroppo negli anni non è cambiato nulla, anzi gli episodi di razzismo si sono moltiplicati. I miei primi ricordi risalgono a quando ero più giovane e a Joseph-Antoine Bell (ex calciatore camerunense, ndr) tiravano banane. Dopo 30 anni mi rendo conto che non è cambiato niente».

COME COMBATTERE - «Negli stadi abbiamo diversi strumenti per evitare casi di razzismo, ci sono telecamere di sorveglianza. Le persone apriranno gli occhi solo quando vorrano aprirli, ma è importante provare a fare qualcosa. Non si dovrebbero sentire urla di scimmie e insulti razzisti in uno stadio. Il razzismo esiste in Italia così come in Inghilterra, Francia e Spagna. È negli stadi di qualsiasi Paese. In alcuni di questi c'è tolleranza zero. L'Inghilterra ha preso misure drastiche mettendo divieti per tutta la vita. Questo è un esempio da seguire, dobbiamo prendere misure radicali. La FIFA, la UEFA e le federazioni hanno un ruolo da svolgere. Anche gli arbitri hanno i mezzi per fermare una partita se ci sono insulti razzisti».

«BRAVO ANCELOTTI» - «Se, dopo il caso Koulibaly, se n'è parlato così tanto è soprattutto merito di Ancelotti, che ha detto che lui e il suo team usciranno dal campo se capiterà di nuovo. Si è preso le sue responsabilità e dobbiamo dirgli bravo perché ci vuole coraggio per farlo. Attraverso le sue parole ci sono state alcune decisioni forti che sono state prese, anche il sindaco di Milano e le autorità pubbliche hanno reagito. A un certo punto, hai bisogno di posizioni forti come è stato in grado di fare lui. E non è un allenatore di colore che lo dice, è Carlo Ancelotti. La portata è decisamente maggiore. Nel calcio non ci sono colori della pelle, nessuna religione. Siamo tutti insieme. Il calcio è condivisione, fraternità e solidarietà».


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