Perché poi li chiamo esclusivamente centravanti non è mai molto chiaro: queste sono miniere d’oro in cui un cercatore, Adl, con la collaborazione del management di cui si circonda, trova ricchezza. Il giorno in cui Victor Osimhen comparve sulla scena, a Capri, mai location più appropriata, Cristiano Giuntoli se ne stava in un angolino della dimora spaziale in cui De Laurentiis aveva posto il proprio quartier generale, e lo sussurrava tra sé e sé: "Un fenomeno".
Napoli, Osimhen è diventato Re Mida
C’erano voluti quarantanove milioni di euro in contanti, in un affare da settanta con una serie di contropartite, per prendersi un calciatore in prospettiva, una scommessa per uomini forti a cui poi Spalletti ha offerto la possibilità di costruirsi un destino forte: sono volati via tre anni, ci sono in mezzo 101 partite e 59 gol, una serie di infortuni e varie operazioni, ma Osimhen s’è trasformato in Re Mida, ha praticamente triplicato il proprio valore e comunque è diventato una star. Per meno di centottanta il Napoli non lo cederà, magari anche a duecento se è il caso, e questa sì che è una plusvalenza, anzi lo sarebbe, se non ci fosse il desiderio - quasi un’ossessione - di trovare il modo per rinnovare: chiacchierate in corso, Roberto Calenda, il manager, ascolta con devozione e aspetta che Adl si manifesti.