Retroscena Spalletti: perché ha citato il libro sugli All Blacks e quali sono i segreti

Il ct azzurro a Coverciano ha parlato di un volume caro a chi ama il rugby e caro a chi ama i "giusti comportamenti"
Retroscena Spalletti: perché ha citato il libro sugli All Blacks e quali sono i segreti© Getty Images
Chiara Zucchelli
4 min

Era il 2005, la Roma veniva da un anno drammatico, con una girandola di allenatori in serie, un'infinità di casi interni e una salvezza conquistata nelle ultime giornate. La società (Rosella Sensi, Daniele Pradè e Bruno Conti) decisero di affidare la panchina a Luciano Spalletti che non era solo un tecnico in rampa di lancio, visto quanto bene aveva fatto con l'Udinese, ma era anche un uomo tutto d'un pezzo che, per prima cosa, parlò di riportare a Trigoria i "giusti comportamenti". Sono trascorsi diciotto anni, una maturità che il ct azzurro, al netto di alcuni spigoli caratteriali che nel corso della sua splendida carriera sono sempre stati evidenti, ha trasmesso a tanti giocatori e pure a tanti colleghi. Vuole farlo anche adesso, nonostante, per la prima volta, non abbia a che fare con loro nel lavoro di tutti i giorni. Per questo ha citato il libro sugli All Blacks: "Niente teste di cazzo". Si tratta di un volume che, nel tempo, è diventato un riferimento per allenatori, insegnanti, educatori e anche per chi fa coaching. Racconta aneddoti della nazionale di rugby più forte e famosa al mondo ma racconta, soprattutto, il valore di una maglia che non rappresenta solo uno sport, una nazionale o un esempio (molto ben riuscito) di marketing. Ma rappresenta il valore di un'eredità storica da tramandare nel corso del tempo. E questo Spalletti vuole trasmettere ai suoi giocatori.

Perché Spalletti ha citato il libro sugli All Blacks

Nel libro di James Kerr si parla chiaramente di "ego individuale da mettere al servizio di un bene collettivo", si regala attenzione ai piccoli grandi dettagli di ogni giorno - e di ogni ritiro - come la pulizia dello spogliatoio e si predica l'umiltà: "Non sentirti mai troppo grande per fare cose piccole". Spalletti a questo, da sempre, presta attenzione. Basta chiedere ai ragazzini di Roma, Napoli e Inter che si allenavano con la prima squadra. Si parla di look, si parla di atteggiamenti mai eccessivi, si parla dell'atteggiamento che devono avere i giovani verso i più grandi. In quella Roma di 18 anni fa, ad esempio, Spalletti rimproverava Alberto Aquilani quando arrivava all'allenamento con qualche "divisa" fuori dalle righe. Negli All Blacks anche questo è un aspetto fondamentale. Per informazioni chiedere a sua maestà Dan Carter, quando dopo una partita a Parigi, fece shopping griffato e poi tornò in hotel con buste non esattamente consone. Anche perché non tutti gli All Blacks erano sua maestà Dan Carter e potevano permettersi certe spese. Se poi questa storia sia vera o leggenda non si sa, ma racconta molto dello spirito dello spogliatoio neozelandese. E, ancora: nelle 15 lezioni di vita e leadership raccontate nel libro, tanti quanti sono i giocatori titolari di una squadra di rugby, si comprende chiaramente come l'autore, avendo avuto l'opportunità di vivere tre settimane con gli All Blacks, abbia avuto un punto di vista privilegiato e quindi scriva dopo aver vissuto dal vivo tutte le scene descritte. Ora, se Spalletti farà mai fare dei libricini che raccontino la storia azzurra simili a quelli che ogni giocatore neozelandese riceve appena arrivato in nazionale nessuno lo sa, ma ogni aspetto raccontato nel libro che vuole regalare agli Azzurri per Natale racconta molto di chi è stato Luciano nelle sua carriera, di chi vuole essere ora e di chi vuole diventare come ct. Magari appellandosi anche a un po' di scaramanzia: quel volume racconta la preparazione degli All Blacks al Mondiale del 2011. Inutile dire chi lo vinse.


© RIPRODUZIONE RISERVATA