Zaza carica la Juve: «La vetta non è lontana» 

L'attaccante bianconero: «Sono qui per vincere e segnare tanti gol»
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TORINO – Rientrato alla base dopo l’esperienza prolifica al Sassuolo, Zaza si sta ritagliando un ruolo importante nella Juventus. L’attaccante, intervistato da Jtv, ha parlato del momento bianconero e delle sue ambizioni: «Sono venuto qui per vincere e segnare tanti gol. Questo è l’obiettivo, a cominciare da domenica contro l’Atalanta, che è squadra molto tosta e organizzata. Dobbiamo fare punti, giocando con calma e pazienza, anche perché non abbiamo iniziato benissimo, ma il campionato è lungo e la vetta non è lontana. Giocando con attenzione possiamo tornare di nuovo in alto».

I GOL – Dopo il primo gol contro il Frosinone, Zaza sta iniziando a trovare spesso la porta: «Se della mia prima rete ho un ricordo agrodolce, perché alla fine non è stata sufficiente per portare a casa i tre punti contro il Frosinone, della seconda porto ancora dentro l’emozione che mi ha regalato». Il numero 7 bianconero ricostruisce così il gol contro il Siviglia: «Dybala ha fatto una grande azione, la palla è rimasta lì e io mi ci sono avventato, con l’intenzione di correre verso la porta e segnare: era fondamentale per chiudere il match ed è stato bellissimo riuscirci, anche perché l’inno della Champions League lo avevo solo ascoltato andando a vedere allo stadio qualche partita. Essere protagonista è qualcosa di grande, talmente grande che l’emozione arriva solo a mente fredda».

IL SALTO – Sulla sua esperienza juventina, Zaza parla con grande orgoglio: «Quando ho firmato il contratto ho provato un’emozione intensa, una splendida sensazione. Mi sono accorto subito quanto grande sia questa società, mi sto ambientando ogni giorno di più».

ESEMPI E L’AMORE PER IL CALCIO – Se gli chiedete chi sia il suo modello, Zaza non ha dubbi: «Van Basten, anche se quando mi sono appassionato al calcio aveva già smesso di giocare. Ma era uno degli idoli di mio papà e lo ho visto in azione in molti filmati». L’amore per il calcio, però, non nasce da subito: «Ho cominciato a giocare verso i 10 anni; prima, sebbene in famiglia il calcio fosse seguitissimo, non ero molto appassionato».


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