Lazio, ritiro di tensione con Pioli e Lotito

Il tecnico processa il gruppo, il presidente vuole risposte
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Fabrizio Patania
3 min

ROMA - Il nervosismo di Pioli era scontato. Lo descrivevano diverso a Formello già a luglio e il motivo non era difficile da trovare: erano aumentate le aspettative e le responsabilità, si trovava davanti a un’estate decisiva per la stagione da affrontare tra tante difficoltà, non poteva più stare dietro alle richieste di ogni giocatore. Poco tempo per preparare le partite, impegni pesanti, meno sicurezze, nuovi acquisti senza esperienza da inserire in fretta. Gestione complicatissima. Pioli, sotto pressione, ha cominciato a sbandare, cambiando e ricambiando la Lazio, una squadra incapace di gestire le partite. Così ha finito forse per commettere l’errore principale: provare ad accontentare tutti i suoi giocatori, tradendo l’impronta data dai primi mesi (bellissimi) di lavoro a Formello. Il 4-3-1-2, l’ultimo modulo spolverato al San Paolo, è stato quasi improvvisato. E senza poter contare su un gruppo saldo di nervi, oggi schiacciato dall’eliminazione Champions, prigioniero di un sogno. Troppi malumori, nati da un egoismo accentuato, come ha sottolineato il capitano Mauri, reintegrato a Ferragosto perché società e tecnico si erano accorti che dentro il gruppo mancavano guide e punti di riferimento.

INTENSITÀ - La Lazio, dopo la cinquina del San Paolo, è tornata a Formello per restarci. Ritiro a tempo indeterminato o almeno sino alla partita con il Genoa. Il tecnico emiliano già dopo il pareggio con il Dnipro si era sfogato reclamando un altro tipo di atteggiamento da parte di chi entra in campo dalla panchina. Risposte diverse da dare sul campo, non attraverso i comunicati, come ha fatto la sorella di Felipe Anderson. Più voglia di soffrire, di giocare, di metterci lo spirito e l’intensità giusta, dote indispensabile per interpretare un calcio offensivo, fatto di pressing e di recupero alto del pallone. Senza un certo tipo di furore agonistico, è impossibile riproporre il gioco ammirato e applaudito nella passata stagione. Sinora la Lazio non è stata quasi mai capace di esprimerlo. Se manca compattezza, la squadra si offre con troppa facilità al contropiede. E in trasferta paga un conto salatissimo come è successo con Chievo e Napoli.

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