Lazio, gli errori di Lotito: tanta presunzione dopo ogni successo

L'analisi del nostro giornale sul momento di crisi in casa biancoceleste: colpa anche del patron
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Daniele Rindone
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ROMA - Perde nell’attimo in cui vince perché si sente onnipotente, non solo forte. Perde perché crede che la squadra sia poco migliorabile, perché accentra il potere e di conseguenza lo sottrae agli allenatori. Un anno sì, un anno no, siamo qui a processare la Lazio. Sul banco degli imputati non manca mai Lotito, non manca mai la società. I veri successi si misurano in base alla lunghezza dei cicli, in base alla continuità. La Lazio fa bene ad intermittenza, conta la media delle posizioni occupate a fine campionato.

Lotito, in 11 anni di serie A, ha ballato tra il settimo e l’ottavo posto. La sua Lazio in Champions è andata solo una volta, in Europa League si è qualificata cinque volte, in due occasioni accedendo dalla Coppa Italia. Al conto vanno aggiunti tre trofei. Ai meriti, però, hanno fatto da contraltare gli insuccessi e i rimpianti.

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IL FLOP - Le colpe di quest’anno sono le colpe di sempre. La Lazio non è stata rafforzata a tal punto da potersi confermare nelle primissime posizioni del campionato, la difesa è stata indebolita e non c’entra soltanto l’infortunio di De Vrij. Il mercato di gennaio non ha fatto la differenza. Il diesse Tare ha centrato acquisti in serie, ha avuto tante intuizioni, ma spesso non ha potuto agire perché il budget era limitato. I capi d’imputazione verso Lotito si conoscono, non cambiano di processo in processo. Il patron non ha mai costruito una Lazio per lottare realmente su più fronti, questo l’ha portata a sprofondare spesso in serie A. In Europa si può essere marziani, in Italia basta poco per tornare terrestri, la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti i laziali. Vincere, in casa Lazio, non aiuta a vincere. A Formello non s’impara mai dagli errori. Lotito lavora bene quando è in piena emergenza, quando è con l’acqua alla gola. E’ facile intervenire in tempi di crisi e crolli, il bello è riuscire ad evitarli. Che gusto c’è a vincere se l’anno dopo si perderà sistematicamente?


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