Memories Lazio, «Io e Chinaglia in un quadro...»

Tomì, alla lazio in anni difficili, oggi dipinge: «Lorenzo diceva che assomigliavo a Peirò»
Memories Lazio, «Io e Chinaglia in un quadro...»
Daniele Rindone
3 min

ROMA - Errore di scrittura: «Mi chiamo Tomì, sulla i va messo l’accento, non mi chiamo Tomy con la y. Il cognome ha origini francesi, l’errore risale ai tempi di Mantova, ero ragazzino, quando mi fecero il passaporto sbagliarono». Mario Tomì (i accentata), ex seconda punta della Lazio (dal 1969 al 1971), classe 1943, oggi osteopata, ha tanto da dire, ha molto da svelare, ha qualcosa da aggiungere: «Io dipingo. Ho iniziato da piccolo, da autodidatta, poi ho smesso. Ho ricominciato ora che sono un po’ grande. Quando giocavo nella Lazio la sera spesso ci riunivamo a casa del pittore Cagli, organizzava le cene». Cognome francese, ruolo calcistico conosciuto, arte nascosta, l’ha messa da parte per anni: «Il gol è esaltazione, dipingere è emozione pura. Ho giocato nella Lazio. Qualche giorno fa ho rivisto una foto mia e di Chinaglia, è in bianco e nero. Mi è venuta una mezza idea, mi son detto “magari ci faccio un quadro”. Per dipingere devo sentire l’ispirazione. I miei soggetti hanno un perché, hanno una morale emotiva».  

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LA DELUSIONE - La sua Lazio un perché non l’ha avuto: «C’erano tante cose che non andavano. Non era un gruppo ben legato, c’erano delle fazioni, è difficile anche parlarne, sono cose rognose». Gli anni destinati ad esser belli spesso si sono rivelati bui, è una condanna che spesso ha colpito la Lazio: «Nel giugno 1969 a Roma arrivarono Wilson e Chinaglia. Io arrivai a novembre dopo aver segnato caterve di gol tra Lignano e Alessandria, la Lazio mi pagò 200 milioni di lire più quattro giocatori. Ma a Roma non mi sono mai sentito ciò che ero. Era una Lazio disastrata, guidata da Lorenzo, un grandissimo tecnico sotto il profilo della lettura della partita, ma un uomo con pochissima personalità. Non eravamo una squadra, questo è il mio pensiero. Nel ‘71 andammo in B. Molti ex compagni mi dicono “sei capitato nel momento sbagliato». 

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