Lazio, una tassa da dieci punti

Leggi il commento sul momento della squadra biancoceleste, fermata sul pareggio dal Verona
Lazio, una tassa da dieci punti© Getty Images
Stefano Chioffi
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La Lazio è come la famosa scatola di cioccolatini nel film di Forrest Gump, non sai mai che cosa riesca a riservare ai suoi tifosi. Dieci punti persi in campionato da una situazione di vantaggio: alla lunga collezione si è aggiunto il pareggio a Verona, dopo il gol di tacco di Zaccagni e una partita che sembrava in comoda gestione. L’idea di aver dominato anche ieri a livello di possesso-palla (71,2%) è solo un paravento che serve a nascondere certi difetti: due tiri nello specchio della porta fino al 69’ e in totale cinque al 95’. Tanti passaggi in orizzontale, senza riuscire a mettere un timbro sui match. Ormai le rimonte subite certificano un problema: sei punti bruciati a Lecce e a Salerno, due sfumati all’Olimpico con il Monza e due al Bentegodi. La solita tassa. La Lazio sarebbe un mistero buffo anche per Freud, che non è l’inventore del 4-3-3 ma il padre della psicologia: protagonista in Champions, già qualificata per gli ottavi, promossa ai quarti di Coppa Italia e deludente in Serie A.

Lazio, i numeri negativi

Nono posto in classifica, soltanto sedici gol segnati in quindici giornate: -9 rispetto al 2022, quando era terza a quota 30, in compagnia dell’Inter. Neppure Sarri, dopo quasi cinque mesi di appunti sul block-notes, è riuscito a inquadrare l’effettivo valore di questo gruppo: le reali potenzialità, gli obiettivi concreti che può inseguire, i limiti, le fragilità. Perché dietro al bello e al brutto che la Lazio continua ad alternare, si annida il solito sospetto: la difficoltà dei giocatori di preparare tutti gli appuntamenti con la stessa intensità. L’unica risposta può fornirla Sarri: crede ancora in questo progetto? Non servono altri confronti a Formello e nuovi ritiri. Forse è opportuno che Lotito intervenga, magari portando a cena la Lazio per trovare una via d’uscita. Provi a trascorrere più tempo vicino a Sarri e alla squadra. Solo così potrà capire come cambiare indirizzo a questa stagione, dopo un’estate cominciata con la cessione all’Al-Hilal di Milinkovic. Il Sergente, adesso, è in testa alla Saudi League: cinque gol e quattro assist. Un ritiro appesantito da un mercato lento come un treno merci, anche se il presidente non si è mai pentito delle scelte compiute. Il significato dei consigli di Sarri continua a sfuggirgli. Meglio tre acquisti di spessore, pronti a garantire un immediato salto di qualità, oppure gli otto colpi di cui si vanta Lotito? A luglio, in ritiro, si è parlato tanto e troppo anche di premi, aumenti e rinnovi: rimasti, però, sulla scrivania dell’imprenditore romano, negli uffici di Villa San Sebastiano. Felipe è uno dei casi: a luglio può andare via gratis.

I dubbi di Sarri

Ma il pareggio di Verona si porta dietro un’altra domanda. Giusto togliere Immobile, due minuti dopo la rete di Henry, per affidarsi a Castellanos? Una staffetta che rischia di trasformarsi in una scelta sistematica. Sarri è tornato a casa anche con un dubbio: quello che la Lazio sia poco tutelata. “Il gol del 2-1 annullato a Casale è ai limiti del protocollo. Ayroldi? Era meglio il babbo (in realtà è il nipote, ndr)”. A Salerno l’arbitro Prontera aveva risparmiato, sull’1-0, il secondo giallo a Gyomber. E anche ieri, con i biancocelesti in vantaggio, Duda andava espulso molto prima, dopo il contatto con Rovella. Le riflessioni di Sarri, però, non devono costituire un alibi. La Lazio va corretta e aiutata a ritrovare una stabilità: è il suo compito. Fatica a costruire azioni pericolose. E senza il miracolo di Provedel su Pavoletti si sarebbe fatta riprendere anche dal Cagliari. Difficile dimenticare quella parata, così come pesa l’incertezza commessa ieri dal portiere sul cross di Ngonge che porta al gol di Henry. Ma Provedel è l’ultimo dei colpevoli in questo campionato dei grandi rimorsi.


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