Napoli, dalla fase difensiva alla condizione: tutto quello che non va

Ci sono dei difetti struttrali, con cali sistematici da inizio stagione: Mazzarri lavora sull’organizzazione senza palla. Meret è in difficoltà
Antonio Giordano
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E così, come a Bergamo, ad un certo punto si è spenta la luce: solo che sabato, quasi dal niente, l’ha riaccesa Elmas, con la complicità di Carnesecchi, mentre a Madrid, le ombre sono rimaste e quando Meret ha provato a metterci le mani, il Napoli è piombato nel buio. Però s’era capito, lo spiegava il campo e anche l’autorevolezza del Real, che le gambe avevano smesso di seguire i suggerimenti del cervello, che c’era qualcosa che non andava, non tatticamente, non tecnicamente, ma atleticamente. Il Napoli ha un problema, non può essere una pallida coincidenza, ed praticamente da sempre che se lo porta appresso: ci sono difficoltà a tenere i ritmi alti, a resistere ad oltranza e quando è capitato di coglierne una reazione, ed è successo, l’aiutino è arrivato dalla panchina. Però le pause si sono ripetute sistematicamente, ci sono attimi in cui la squadra ha bisogno di rifiatare, si allunga, perde le distanze, non arriva a contendersi seconde palle e rimane sulle gambe.

Napoli, la fase difensiva

A Madrid il Napoli ha concesso, e lo aveva fatto pure con l’Atalanta: è un difetto della fase difensiva, non semplicemente un limite strutturale della retroguardia, che le proprie difficoltà le sta amplificando attraverso gli errori dei singoli. L’assenza di Mario Rui ed Olivera ha costretto Mazzarri a reinventare Juan Jesus come quarto di sinistra, che ha dilatato l’emergenza, non avendo il palleggio nelle proprie corde. E i centrali - Rrahmani e Natan - si stanno alternando nelle loro pause, disagi che sono stati già sottolineati anche da Mazzarri, ai quali ha finito per aggiungere (però dopo due prodigi) materiale da riflessione Meret.

Mazzarri, c'è tempo per intervenire

A Bergamo segna Lookman, di testa, su assist di Hateboer con la possibilità di crossare con comoda palla scoperta; a Madrid, ci ha pensato Bellingham (e vabbè ch’è fuori concorso), su lancio da 30-40 metri di Alaba, letto in maniera assai approssimativa da Natan. Più che le coperture preventive, sono evaporate le sicurezze, una padronanza dei movimenti - che però si allenano - e una “autorità” che Koulibaly prima e Kim poi garantivano quasi a prescindere. Mazzarri è arrivato immediatamente dopo la sconfitta con l’Empoli, ha potuto allenare per cinque giorni appena otto calciatori, si è ritrovato l’organico al completo venerdì scorso, una seduta e via, verso Bergamo; un’altra e poi in viaggio, direzione Madrid. C’è lavoro da fare, pensando all’Inter che ha Lautaro, ma adesso c’è un po’ di tempo per intervenire.


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