ROMA - James Pallotta ha detto di tutto. In privato. In pubblico meglio moderare il linguaggio. Non i concetti, piuttosto aspri anche nel comunicato ufficiale che i cosiddetti proponenti - la Roma, il costruttore Luca Parnasi - hanno diffuso dopo che un atto della soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Roma è caduto come una ghigliottina sul progetto dello stadio di Tor di Valle.
PERCORSI - Ricorreranno al Tar. E’ l’unica via d’uscita da questa trappola giuridica, politica, amministrativa che ha ingoiato le speranze di una soluzione pacifica. Non subito, intanto perché oggi è domenica, intanto perché gli avvocati hanno bisogno di tempo e calma per scrivere cose che si reggano in piedi un po’ più della struttura del vecchio ippodromo. E poi perché non hanno perso le speranze di risolvere la faccenda in qualche modo differente. Coinvolgendo il ministero dei beni culturali, di cui la soprintendenza è un’emanazione.
LA STRATEGIA - Il vincolo diventa definitivo solo tra quattro mesi e potrebbe anche essere negato se le argomentazioni dei proponenti saranno ritenute valide. Il piano è: portare avanti comunque la trattativa con il Comune (domani e martedì i 5 Stelle decideranno come comportarsi, mercoledì incontreranno i proponenti), cercare di portare a termine positivamente la conferenza dei servizi, la cui chiusura è fissata per il 3 marzo; nelle settimane successive vincere la partita del vincolo oppure ottenere una sentenza favorevole dal Tar. Altrimenti il rischio è di buttare altri due anni e perdere di vista il futuro.
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