Per Cristiano Gatti del Corriere della Sera, l'annuncio è una scelta giusta. «Certo Spalletti non si è rivelato il migliore degli accompagnatori, in questa uscita tribolata, con quel suo gusto narcisista di trattare anche l'icona popolare come l'ultimo degli stagisti». E paragona la fine della carriera di Totti a quella di altre bandiere del nostro calcio: «È già successo ai Maldini e ai Del Piero, toccherà anche a Buffon. Parliamo delle bandiere, dei preziosi reperti di un altro calcio che quello moderno ha relegato negli scantinati dei musei. Totti fa la cosa giusta, al momento giusto. La sua storia non avrebbe sopportato il penoso finale da sopportato. Bravo Francesco, hai tirato fuori il talento anche per il dribbling più virtuoso: scartando di netto l'umiliazione».
Sul Messaggero, poi, Mimmo Ferretti racconta un retroscena legato al futuro da dirigente: «Non si può (ancora) dire con certezza che il Capitano continuerà a lavorare con/per la Roma». Il motivo? «Totti, e questa non è storia di ieri, non vorrebbe ritrovarsi a fare il gagliardetto della Roma. Lui vorrebbe un ruolo perativo, vorrebbe restare a contatto quotidiano con la squadra con un'etichetta più o meno simile a quella di direttore tecnico». E Guglielmo Buccheri, su La Stampa, apre a uno scenario inatteso: «La sensazione è che la vicenda non si chiuda con l'uscita di Monchi: Totti potrebbe preparare la controffensiva mediatica (magari un'altra intervista tv alla Rai come quella che portò Spalletti a mandarlo via da Trigoria poco più di un anno fa) e, Totti, potrebbe anche rilaniare, in America o altrove».