Djokovic con gli occhi lucidi in sala stampa: la frase che incorona Sinner

Il serbo elogia l'azzurro che lo ha battuto nel secondo singolare di Coppa Davis tra Italia e Serbia: le sue emozionanti parole
Davide Palliggiano
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MALAGA - «Eravamo a un punto dal tornare a casa, ma ho ricevuto l’energia da tutto il team». Sinner eroe italiano e protagonista indiscusso della semifinale contro la Serbia, ma una parte del merito Jannik l’ha voluta dare anche alla squadra, che dalla panchina faceva un tifo sfegatato per lui: «La vittoria contro Djokovic alle Finals di Torino l’ho vissuta come una gioia personale, ma qui in Davis è diverso. Abbiamo vinto da squadra, quando l’ho battuto mi sono detto che eravamo ancora vivi. E in effetti era così». Il tempo di darsi una rinfrescata e poi è sceso in campo con Sonego per il doppio vincente, il compagno grazie al quale in poche ore è riuscito a battere due volte Djokovic. Sì, Djokovic. L’amico che non solo ti fa da spalla, ma ti fa anche partire i cori del pubblico di Malaga: «Olè, olè, olè, Sinner, Sinner». L’ha lanciato lui, per cominciare l’intervista di rito che si fa ai vincitori, portandosi dietro gran parte dei presenti al Martin Carpena. «Amo giocare con lui e penso che abbia fatto un grande lavoro battendo Djokovic due volte. Da fondo lanciava missili, per me era più facile a rete fare punti».  

Sonego nel singolare?

 Oggi Lorenzo potrebbe giocare anche il primo singolare contro Popyrin. «Una situazione da valutare» ha tagliato corto. «Godiamoci la vittoria, ma pensiamo già alla finale» il Volandri pensiero, costretto ogni giorno a un rompicapo per trovare un primo singolarista affidabile. Di sicuro, in questa Italia, c’è Sinner: «Ovviamente è il nostro pezzo forte. Ci dà energia, fiducia, ci fa credere in noi stessi. È un grande giocatore, ma non solo: Jannik è anche una grande persona». Che dovrà dira la sua anche oggi, per provare a scrivere la storia del tennis italiano contro una nazionale che non battiamo dalla semifinale di Davis del 1980. «L’Australia è forte, diversa dalla Serbia, forse più simile all’Olanda nei singolari e nel doppio». Felice, ma con ancora più responsabilità sulle spalle, visto che le possibilità di sbagliare si assottigliano sempre più.  

«Chapeau, Sinner»

Ha ciccato due volte, invece, Djokovic, con gli occhi lucidi in conferenza stampa: «Mi tolgo il cappello, complimenti all’Italia, ha meritato di qualificarsi per la finale. Io invece mi prendo la responsabilità per i tre match point sbagliati: giocavo contro uno dei più forti al mondo, Sinner. È successo tutto in poco tempo. Serviva veloce, sulla riga, non posso far altro che dirgli bravo. Pensavo che poi potesse calare nel doppio e invece ha tenuto il livello estremamente alto». Le ha provate tutte, ma non gli è andata bene. «Questa sconfitta è difficile da mandar giù. Ho pensato alla Davis per tutta la stagione, era uno dei miei obiettivi. Ho provato a dare il mio contributo, ci sono riuscito nei quarti contro la Gran Bretagna, ma in semifinale forse non doveva andare così». Il numero 1 del mondo s’è tolto il cappello davanti a Sinner e all’Italia, non capita tutti i giorni.  


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