Pagina 2 | Vince tutto e subito: Enzo Ferrari è il mito
Trionfi
La chiave di tutto, il fascino, la magia, la stordente esemplarietà dell’epopea del Grande Vecchio è proprio nell’essere diventato Grande da Vecchio, a differenza di tutti i suoi rivali di ieri, oggi e domani. Perché quando il Drake sale su quel simulacro di macchina ha quasi cinquant’anni, ne dimostra venti di più, è sovrappeso, pare stanco, praticamente cotto e invece ha gli occhi sognanti e sta per dare inizio a una delle più grandi rimonte rivelatrici nella storia dell’umanità, sportive e non solo. La Ferrari nasce quando il Drake va per 50 anni e vince tutto e subito. In Formula Uno, con Ascari, Fangio, Hawthorn e Phil Hill, ma soprattutto nell’endurance, laddove si annidano le classiche più epiche come la Mille Miglia e la 24 Ore di Le Mans, aggiudicandosi nove dei primi undici mondiali di categoria. A quasi 65 anni, Enzo Ferrari mette Mauro Forghieri a capo del Reparto Corse e in chiave 1962 comincia la parte più esaltante della sua parabola di uomo innamorato delle Corse e dei Motori. Da lì e fino alla fine, passando attraverso il trionfo con Surtees, il lungo digiuno, l’avvento del 12 cilindri piatto, la gioia sfiorata con Clay, la resurrezione grazie a Niki Lauda che poi si brucia, ma come salamandra nel foco si renovella. Quindi il devastante divorzio dall’austriaco, la scoperta dal nulla di Villeneuve, l’esaltazione febbricitante dell’astro canadese, l’alloro di Scheckter, l’ultimo volo sacrificale di Gilles, la rivincita immediata con Tambay, il richiamo di Alboreto, il mondiale sfiorato con Michele, il sogno Barnard, il quasi ingaggio di Nigel Mansell e poi sipario. Chissà, magari con le ultime tazze di latte della vecchiaia magari portate da “Pupo” Moreno mentre a Fiorano collaudava la Ferrari col cambio al volante. Forse più rombi uditi che respirati, con la fine terrena del Drake a metà agosto 1988, ma la poesia resta. Monumentale, voluta, vissuta, centellinata e struggente.