Alfa Romeo “casa” Ferrari

Alfa Romeo “casa” Ferrari

La mitica Rossa è nata dopo la grande avventura del Drake nella scuderia del Biscione. Quando nel 1951 Enzo batte il suo vecchio amore, inizia di fatto il viaggio verso il Mito Era il Gp di Gran Bretagna
Matteo Novembrini

Oggi, ho ucciso mia madre”. Fu con queste parole, che Enzo Ferrari decise di descrivere la sua prima vittoria in Formula 1. Era il 14 luglio 1951 e, al Gran Premio di Gran Bretagna, Josè Froilan Gonzalez regalava la prima affermazione in F.1 al Cavallino Rampante. Al 2° posto, Juan Manuel Fangio con l’Alfa Romeo. Enzo Ferrari aveva appena battuto la casa con la quale aveva vinto, perso, sofferto e gioito per tanti anni. Una sorta di madre sportiva, appunto.

Le "Alfa della scuderia Ferrari"

Perché in fondo è un po’ così: l’Alfa Romeo è un po’ la madre di tutte le case italiane, almeno dal punto di vista sportivo. La FIAT è nata prima, ma nel mondo delle corse è stata l’Alfa Romeo a fare da apripista alle case tricolori, con le sue partecipazioni ai “Grand Prix”, versione ante litteram della Formula 1. Quei “Grand Prix” in cui un giovanissimo Enzo Ferrari si cimenta da pilota, incontrando gente come Antonio Ascari, Giuseppe Campari e Tazio Nuvolari. Di lì a poco, Enzo Ferrari smetterà di dedicarsi al volante per passare dall’altro lato della barricata, quello gestionale: con la sua neonata “Scuderia Ferrari” rileva il Reparto Corse dell’Alfa Romeo, assicurandosi le prestazioni del grande progettista Vittorio Jano e di grandi piloti, come lo stesso Nuvolari. Sono gli anni delle “Alfa della Scuderia Ferrari”: Enzo dà lustro al Biscione, portandolo a vincere sulle piste di tutto il mondo, Mille Miglia compresa. A suo modo, è un periodo d’oro: Enzo Ferrari reputa fondamentale l’esperienza acquisita con la casa del Biscione, che si porterà sempre nel cuore. Ecco perché, quel giorno a Silverstone, dice: “Ho ucciso mia madre”. L’Alfa Romeo è stata casa sua, ed in qualche modo lo sarà sempre, portandosi quei momenti degli anni' '30 per sempre nel cuore.


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L'Alfa segna l'inizio della F1

Quando Enzo Ferrari batte l’Alfa Romeo, la casa milanese è già da tempo un’entità a sé stante. Alla fine degli anni ’30, la casa milanese si è ripresa il suo braccio sportivo fondando l’Alfa Corse, di fatto il primo dipartimento ufficialmente ed espressamente dedicato alle competizioni. Tra Ferrari e Alfa Romeo, pronte a sfidarsi nella nascente Formula 1, c’è un altro aneddoto: Enzo, già nei suoi ultimi anni con il Quadrifoglio, stava pensando a mettersi in proprio e aveva chiesto ai suoi tecnici di concepire una vettura da corsa interamente nuova. Quando lascerà il materiale alla casa milanese, tra le altre cose ci saranno anche spunti tecnici interessanti che saranno alla base della 158: la prima Alfa Romeo ufficialmente impiegata in F.1, nonché la vettura capace di conquistare il primo mondiale di F.1, ha in realtà molto di Ferrari. Il Mondiale di Formula 1, infatti, si apre con le affermazioni delle Alfa Romeo. Quando il 13 maggio 1950 si apre il sipario sul Circus, non ce n’è per nessuno: ci sono tre Alfa Romeo davanti a tutti, con Nino Farina che vince davanti a Luigi Fagioli e Reg Parnell. Di fronte a Re Giorgio VI e sua figlia Elisabetta, il Biscione lascia per sempre il segno nella Formula 1: si assicurerà, con Farina, anche il primo mondiale, davanti a Fangio e Fagioli. Tre Alfa davanti alla prima gara, tre Alfa davanti in classifica a fine campionato: la storia è qui. Il Quadrifoglio è di nuovo vincente con Fangio e la 159 nel 1951, ma è l’ultimo hurrà: a fine anno, l’Alfa Romeo dice basta. La casa infatti ha altri piani: si concentra prevalentemente sulle Sport e sulle Turismo, più vicine alla produzione di serie, per poi chiudere definitivamente con le corse alla fine del 1954.


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Si torna a sognare con l'Autodelta

Nel 1963, la storia riparte con quel visionario di Carlo Chiti. Il toscano, con Luigi Chizzola ed il benestare dell’Alfa, fonda l’Auto Delta, presto evoluta in Autodelta e rilevata dalla casa madre: ancora una volta, come con Enzo Ferrari circa tre decenni prima, la casa milanese ha un suo Reparto Corse gestito da altri, ma sempre riconducibile alla casa madre. Se il Drake era un “agitatore di uomini”, Chiti è un “agitatore di idee”: al tavolo da disegno sa sfornare capolavori ed il migliore di quel periodo è l’Alfa Romeo 33T12. Resa micidiale da quel suo 12 cilindri boxer che emana una sinfonia, la “33” si va a prendere il titolo tra gli Sport Prototipi nel 1975, assicurandosi 7 gare su 9 e di conseguenza il titolo: un dominio degno di quello mostrato un quarto di secolo prima in F.1. I suoi alfieri sono Merzario, Brambilla, Laffitte, Pescarolo, Bell e Mass. Ancora meglio vanno le cose nel 1977, con ben 8 vittorie su 8 round, con Brambilla, Merzario e Jarier.


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Di nuovo in F1: ecco l'Alfa-Alfa

Chiti però è incontentabile e vuole la F.1. Dopo aver fornito un V8 a McLaren e March nei primi anni ’70, dal 1976 ecco la Brabham, a cui affida il suo 12 cilindri. Con essa arrivano anche due successi (GP Svezia e Italia 1978, con Lauda), prima dell’avventura “Alfa-Alfa”: ovvero, il ritorno in veste ufficiale del Quadrifoglio, con macchina e motore interamente suoi. La 177, la vettura progettata da Chiti, debutterà al GP Belgio 1979 con Giacomelli, con qualche altra gara-test prima dell’impegno in toto a partire dalla stagione 1980. In sei stagioni piene, l’Alfa Romeo conquisterà appena cinque podi, e dopo un 1985 disastroso (0 punti), il progetto verrà chiuso. Dal 1984 la squadra si chiama Euroracing, una forma di scuderia semiufficiale dell'Alfa, ma poco cambia: motori venduti all’Osella ed addio alla F.1.


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Dtm e l'era moderna

Nel 1984 viene riformata l’Alfa Corse, con soddisfazioni che arrivano dall’Europeo Turismo e dal Campionato Italiano Velocità Turismo e soprattutto nel DTM: il titolo del 1993, con Nicola Larini e la 155 V6 TI, fa la storia. Il resto è poca roba, almeno fino al 2018, quando l’Alfa Romeo rientra a suo modo in F.1: non è un impegno ufficiale, ma al fianco della Sauber per volere di Sergio Marchionne. È una sorta di sponsorizzazione con qualche sbocco tecnico, come l’arrivo ad Hinwil di Simone Resta: un progetto che resta attivo fino al 2023, con l’uscita di scena del marchio Alfa Romeo dalle fiancate della Sauber.

 


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Oggi, ho ucciso mia madre”. Fu con queste parole, che Enzo Ferrari decise di descrivere la sua prima vittoria in Formula 1. Era il 14 luglio 1951 e, al Gran Premio di Gran Bretagna, Josè Froilan Gonzalez regalava la prima affermazione in F.1 al Cavallino Rampante. Al 2° posto, Juan Manuel Fangio con l’Alfa Romeo. Enzo Ferrari aveva appena battuto la casa con la quale aveva vinto, perso, sofferto e gioito per tanti anni. Una sorta di madre sportiva, appunto.

Le "Alfa della scuderia Ferrari"

Perché in fondo è un po’ così: l’Alfa Romeo è un po’ la madre di tutte le case italiane, almeno dal punto di vista sportivo. La FIAT è nata prima, ma nel mondo delle corse è stata l’Alfa Romeo a fare da apripista alle case tricolori, con le sue partecipazioni ai “Grand Prix”, versione ante litteram della Formula 1. Quei “Grand Prix” in cui un giovanissimo Enzo Ferrari si cimenta da pilota, incontrando gente come Antonio Ascari, Giuseppe Campari e Tazio Nuvolari. Di lì a poco, Enzo Ferrari smetterà di dedicarsi al volante per passare dall’altro lato della barricata, quello gestionale: con la sua neonata “Scuderia Ferrari” rileva il Reparto Corse dell’Alfa Romeo, assicurandosi le prestazioni del grande progettista Vittorio Jano e di grandi piloti, come lo stesso Nuvolari. Sono gli anni delle “Alfa della Scuderia Ferrari”: Enzo dà lustro al Biscione, portandolo a vincere sulle piste di tutto il mondo, Mille Miglia compresa. A suo modo, è un periodo d’oro: Enzo Ferrari reputa fondamentale l’esperienza acquisita con la casa del Biscione, che si porterà sempre nel cuore. Ecco perché, quel giorno a Silverstone, dice: “Ho ucciso mia madre”. L’Alfa Romeo è stata casa sua, ed in qualche modo lo sarà sempre, portandosi quei momenti degli anni' '30 per sempre nel cuore.


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