Del Lungo spinge il Settebello: “Vogliamo andare alle Olimpiadi”

Il portiere azzurro: "Ottenere il pass olimpico ci alleggerirebbe la mente. Non è un’ossessione"
Del Lungo spinge il Settebello: “Vogliamo andare alle Olimpiadi”© EPA

Quando a Barcellona ’92 si giocava Italia-Spagna, la madre di tutte le leggende, Marco Del Lungo aveva suppergiù due anni. Fu una genesi. Anni più tardi la partita contro la Spagna ha assunto dimensioni epiche. «È una gara a sé, è una rivalità che sa di storia. Un derby mediterraneo che ha segnato la pallanuoto dal punto di vista della tecnica, ma anche della bellezza». Negli ultimi anni è diventato una classica. Ai Mondiali di Gwangju 2019 vincemmo noi, a Budapest 2022 loro. «Ogni anno è differente, i miei ricordi sono tanti. So solo che questa sarà tirata fino all’ultimo, sarà durissima». Dice bene il portiere del Settebello: Italia-Spagna a Zagabria, la semifinale di questo splendido Europeo, la gara che vale il pass olimpico, contiene fascino e grandezza. «Conterà anche tanto la testa».

Dopo il successo contro il Montenegro l’avete ritrovata?

«Abbiamo giocato una buona partita. Non perfetta, gli errori ci sono stati. Ma c’è stata una risposta dopo l’Ungheria, l’ultima del girone. Ci voleva».

Quanto si è arrabbiato il ct Campagna?

«Mah, tanto. Ma sono quelle partite strane. Pensi: “Ma come sse fa?”. Erano cose che avevamo provato e riprovato. Avremmo dovuto stare sopra di cinque, invece niente. Ci siamo riuniti e abbiamo pensato che così non potevamo andare avanti».

Come sarà questa semifinale?

«Sono gare che vinci anche con la sofferenza, si gioca a chi sopporta di più la fatica, l’emozione, quelle cose che ti portano a sbagliare un passaggio, un dettaglio. E magari il portiere deve far qualcosa in più».


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Sarà anche una sfida tra numeri uno?

«Lorrio, il loro portiere, è molto giovane, e si è rivelato davvero bravo, forte. Avrà una lunga carriera, è uno dei migliori al mondo. Nel complesso noi e la Spagna siamo molto uguali».

Il pass olimpico pesa o routine?

«Ottenerlo subito potrebbe alleggerire lo stato d’animo. Ma non è una ossessione, questo no. E non deve diventarlo, altrimenti rischi di appesantirti».

Parigi sarà la sua ultima Olimpiade?

«Spero di no, vorrei fare un altro quadriennio. Ma dipende da Campagna».

È più motivatore o più tattico?

«Sandro è un po’ un mix, attraverso le frasi cerca di motivarci. Anche con una battutina, le usa per vedere la reazione. Sa come prenderci. Dopo la semifinale a Rio, nel 2016, ci fece vedere Bud Spencer e Terence Hill: “Altrimenti ci arrabbiamo”. Eravamo distrutti, ci servì anche per sdrammatizzre un po’».


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È più di un ct?

«È una figura rilevante. Oltre a essere un allenatore, è un formatore di persone. Ci insegna a battagliare in ogni situazione, ad adattarci qualsiasi cosa accada. Queste cose non le perdi durante la vita, diventano parte di te».

Lei aveva già buoni riflessi?

«Ero più portato per i riflessi, sì, ma ci ho lavorato. Altri avevano maggiore elevazione. Di un difetto ho fatto il mio punto di forza. Mio fratello Andrea giocava portiere, ma a calcio. Io laziale, lui romanista. Purtroppo il derby non l’ho visto. Una volta provò a darmi consigli. “Lascia stare che non sai nulla di pallanuoto”. Fa l’architetto nello studio di papà».

Lei cosa vorrebbe fare dopo?

«Sono laureato in Scienze delle Attività Motorie e sportive. Mi piacerebbe allenare o intraprendere una carriera da dirigente».

Cosa non le piace del ruolo del portiere?

«Se sbagli si vede, è un ruolo ingrato. Però questo dà un senso di responsabilità in più. E devi avere una concentrazione superiore».

I suoi riti prima di un match?

«Le basi della scaramanzia: non passare il sale, non passare sotto le scale. Ma non sono Nadal che si asciuga il sudore a ogni battuta. Il rituale prima della partite è prendermi un buon caffè».


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Quando a Barcellona ’92 si giocava Italia-Spagna, la madre di tutte le leggende, Marco Del Lungo aveva suppergiù due anni. Fu una genesi. Anni più tardi la partita contro la Spagna ha assunto dimensioni epiche. «È una gara a sé, è una rivalità che sa di storia. Un derby mediterraneo che ha segnato la pallanuoto dal punto di vista della tecnica, ma anche della bellezza». Negli ultimi anni è diventato una classica. Ai Mondiali di Gwangju 2019 vincemmo noi, a Budapest 2022 loro. «Ogni anno è differente, i miei ricordi sono tanti. So solo che questa sarà tirata fino all’ultimo, sarà durissima». Dice bene il portiere del Settebello: Italia-Spagna a Zagabria, la semifinale di questo splendido Europeo, la gara che vale il pass olimpico, contiene fascino e grandezza. «Conterà anche tanto la testa».

Dopo il successo contro il Montenegro l’avete ritrovata?

«Abbiamo giocato una buona partita. Non perfetta, gli errori ci sono stati. Ma c’è stata una risposta dopo l’Ungheria, l’ultima del girone. Ci voleva».

Quanto si è arrabbiato il ct Campagna?

«Mah, tanto. Ma sono quelle partite strane. Pensi: “Ma come sse fa?”. Erano cose che avevamo provato e riprovato. Avremmo dovuto stare sopra di cinque, invece niente. Ci siamo riuniti e abbiamo pensato che così non potevamo andare avanti».

Come sarà questa semifinale?

«Sono gare che vinci anche con la sofferenza, si gioca a chi sopporta di più la fatica, l’emozione, quelle cose che ti portano a sbagliare un passaggio, un dettaglio. E magari il portiere deve far qualcosa in più».


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