MILANO - Gabriele Gravina è l'unico candidato in corsa per la presidenza della Federcalcio. Non sono state infatti presentate altre candidature entro il termine fissato a ieri, e quindi il presidente della Lega Pro sarà l'unico in corsa per le elezioni del 22 ottobre. A breve il suo programma verrà pubblicato sul sito della Figc.
IL PROGRAMMA - Giovani e stadi per rilanciare un calcio italiano dove la Figc deve tornare ad avere un ruolo centrale, professionismo limitato a 40 squadre (20 in A e 20 in B), riforma della giustizia sportiva e un nuovo Club Italia. Sono questi i punti salienti del programma di Gabriele Gravina. "Essere presidente per me non vuol dire essere un uomo di potere, ma avere il potere di fare qualcosa, di lottare e innovare, insieme", sottolinea Gravina, già candidato lo scorso gennaio. "È tempo di giocare. Di parole ne sono state dette tante, troppe. Parole dette e parole date da chi non è sempre stato di parola. È tempo di scegliere, di innovare, di rinnovarsi. Ma se non si ha il coraggio di giocarsi la partita fino in fondo non si potrà mai vincerla". Al centro del suo programma la necessità di "ridefinire il ruolo centrale della Figc quale luogo di governo del calcio italiano, di sintesi delle posizioni e di coordinamento delle attività delle Leghe e delle componenti tecniche; improntare in maniera propositiva, positiva il rapporto con il Coni; proseguire e migliorare la qualità del dialogo ed il rapporto con il Governo italiano e con tutte le istituzioni parlamentari".
"La meta verso cui dobbiamo orientare tutti i nostri passi è, senza dubbio, quella della sostenibilità, intesa come capacità di assicurare, in un'ottica temporale di lungo periodo, la migliore qualità sportiva al nostro sistema attraverso la 'strutturale' salute gestionale degli enti associativi che ne sono alla base". E la via per la sostenibilità passa per "giovani e impianti sportivi", "i fattori 'energizzanti' dell'intero sistema, di attivazione e di rigenerazione del circolo virtuoso posto al centro della nuova visione strategica". Per quanto riguarda i primi, "l'azione tesa alla valorizzazione del patrimonio giovanile nazionale non può essere frammentata in interventi delle singole Leghe. La Federazione deve assumersi la responsabilità di creare una progettualità stabile e dinamica di questo fondamentale asset del calcio nazionale, fungendo da luogo di ideazione e di coordinamento di tutte le attività svolte dall'intero movimento. Nell'ottica della crescita, la formazione deve diventare uno strumento centrale nell'operatività degli interventi federali".
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