Rigori: occhio portieri, almeno un piede sulla linea. Forse
Potrebbe essere diventata, nel giro di 180’ più rigori, la criticità della stagione. Colpa di scelte azzardate a monte e di giustificazioni scivolose a valle. Quello che è successo nella finale di Supercoppa Uefa a Istanbul sul penalty fallito da Abraham rischia di avere conseguenze disastrose. Ed in Italia è già psicosi. Spieghiamo, perché tutto riguarda l’esecuzione dei calci di rigore. La novità alla regola pre-Frappart (ma l’arbitro donna francese ha colpe limitate) era chiara: i portieri dovranno avere almeno un piede sulla linea di porta o in linea con essa se si sta saltando (non più, dunque, due), pena ammonizione e rigore ripetuto (sono esclusi, per il giallo, i penalty finali). Facile, no?
Invece, sorpresa: non sarà proprio così, visto che all’errore di Supercoppa sono seguite (bisognava per forza salvaguardare la Storia, piegando le regole) spiegazioni stile Ugo Tognazzi in Amici Miei. Vero, la regola è quella. Ma verificarne il rispetto spetta all’arbitro, ai guardalinee e solo in caso «di chiaro ed evidente errore» (Rosetti dixit) al VAR, che fino al 14 sera ne aveva la titolarità (vedi Mondiali donne, Francia-Nigeria su tutte). E l'aveva perché si tratta di un’infrazione di posizione (come il fuorigioco), dunque verificabile al centimetro con facilità solo dal video. E poi, come per gli offside, sanzioniamo un tanto al chilo? Se pesa poco (leggi centimetri) si lascia andare? Errore, che creerà grandi problemi. Pensate ad un match scudetto in Italia...