Juve e Inter, il termometro della rivalità

Juve e Inter, il termometro della rivalità© Inter via Getty Images
Alfredo Pedullà
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Ignorate il meteo, ingannevole, di fine ottobre. Juve e Inter vanno oltre, sono caldissime, bruciano di passione, in nome di un’antichissima rivalità che torna attuale e da primissima pagina. Qui Lecce, ore 15: arriva Maurizio Sarri senza Ronaldo (riposo, annunciato riposo) e si prevedono 23 gradi. A voi San Siro, ore 18: Antonio Conte incrocia il Parma e il bollettino si assesta sui 20 gradi, addirittura alla voce “fresco, gradevole”. No, non date retta, bypassate: Juve e Inter sono roventi, all’interno di una competizione che ha restituito vita alla Serie A. Se non siamo sui 40 gradi all’ombra di metà agosto, quando devi indugiare in spiaggia e magari non ti basta parcheggiare dentro l’acqua, ci avviciniamo parecchio.

Ci piace pensare che sarà così fino a tarda primavera: vorrebbe dire che il campionato scontato, assegnato, battezzato e dominato apparterebbe al noioso album dei ricordi. Quando - di solito - a marzo incroci le dita e hai cucito idealmente lo scudetto sulle maglie bianconere. Sono otto anni che funziona così, immaginare che al nono “Antonio Conte si ribellò” fa bene alla salute. Il nuovo Sarri è sintetizzato da un concetto, quando dice “a turno riposeranno tutti”.

All’ora dell’ammazzacaffè, subito dopo pranzo, fa capire che prima o poi toccherà a Ronaldo. Verso le 17 scopriamo che gli tocca subito: Cristiano non convocato per il Salento. Il semplice fatto che Sarri sussurri “riposeranno tutti” è la prova provata di un’inversione, lui che a Napoli si fidava dei soliti noti e che veniva massacrato dalla critica per non pescare in panchina anche quando se ne avvertiva la necessità. Certo, questa è la Juve che tra le riserve (orrore) ha titolari da 4 o 6 milioni di ingaggio, quindi è più semplice non prendere un granchio.

L’emblema è Dybala: fosse dipeso da Sarri, sarebbe stato titolare intoccabile fin dal primo minuto della prima amichevole estiva. Da quando il mercato ha cancellato le paturnie, lui coccola Paulo e lo sgancia accanto a Higuain: di solito non sono banali indizi di rendimento assicurato, ma totali garanzie.

Il vecchio Conte ha nel Dna la trasmissione dati che coinvolga tutti, da Lukaku al magazziniere. Ha ripescato Candreva perso nelle tenebre, ha fatto esplodere Lautaro, ha responsabilizzato D’Ambrosio, ha innescato Brozovic e gli chiede di più. Siamo nella norma, specialità di casa Conte. E la temperatura diventerebbe africana, se Antonio l’istintivo restituisse gli schiaffoni di Andrea Agnelli del giorno prima («quale club avrebbe potuto lavorare per 6 mesi senza allenatore?»). Invece no, qui Antonio resta freddo, ci risparmia venti gradi in più, preferisce barricarsi nella più stretta attualità.

E così ci racconta che Sensi può giocare davanti alla difesa, che senza Sanchez sarà dura, routine. Magari si era guardato allo specchio giovedì mattina, svegliandosi beato e felice per aver concesso a Sebastiano Esposito, anni 17, uno spicchio di mostruosa Champions, da protagonista. In fondo, Conte ha già replicato ad Agnelli: dopo aver perso lo scontro diretto, non molla di un centimetro. E la Juve ne avverte la presenza - appena un metro indietro - dallo specchietto retrovisore.

Conoscendolo, per lui è la risposta più completa. Io ci sono, non pensare di liberarti di me. Ennesima conferma che Juve-Inter è hot, brucia: 40 gradi almeno, il meteo di fine ottobre racconta bugie. Pinocchio.


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