Infantino senza vergogna: "La mia campagna elettorale come il genocidio in Ruanda"

Le allucinanti parole del presidente Fifa confermano la pessima notizia della sua rielezione. Nel '94, in Ruanda sono state massacrate 800 mila persone e lui dice: "Chi sono io per arrendermi... Ciò che questo Paese ha sofferto e come si è rialzato è fonte di ispirazione per il mondo. Quindi non potevo arrendermi io".
Infantino senza vergogna:  "La mia campagna elettorale come  il genocidio in Ruanda"© EPA
Xavier Jacobelli
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La rielezione per acclamazione di Gianni Infantino alla presidenza Fifa sino al 2027, è una pessima notizia per il calcio mondiale. I motivi sono questi: 1) È allucinante che il capo di un'organizzazione cui aderiscono 211 Paesi, più numerosi di quanti ne conti l'Onu, si permetta di dire ciò che ha detto a Kigali, capitale del Ruanda, nel '94 teatro del genociodio di 800 mila tutsi: "Chi sono io per arrendermi... Ciò che questo Paese ha sofferto e come si è rialzato è fonte di ispirazione per il mondo. Sono rimasto, ho continuato a fare campagna elettorale e sono stato eletto presidente della Fifa". Senza alcun sprezzo del ridicolo, Infantino ha accostato la sua rielezione a una delle più spaventose tragedie africane, confermando che uno che dice queste cose non può guidare il calcio mondiale. Eppure, a Kigali, è stato eletto per acclamazione. 2) Tutto si tiene. Infantino è l'uomo che, a conclusione di Qatar 2022, ha definito il torneo "il mondiale più bello della storia", come se non ci fossero stati gli operai morti nei cantieri dell'emirato; il divieto alle nazionali di indossare la fascia arcobaleno quale simbolo dei diritti civili delle comunità LGBTQ+; il silenzio assordante sulla repressione del regime iraniano che ha colpito anche i calciatori; il caso del bisht, il mantello di colore nero con decorazioni in oro, fatto indossare all'imbarazzato Messi dall'emiro del Qatar fra gli applausi compiacenti di Infantino. Evidentemente dimentico dell'articolo 27 del regolamento della Fifa che presiede: durante la cerimonia di premiazione ufficiale dei Mondiali, la norma vieta a un calciatore di indossare un indumento che copra, anche parzialmente,la divisa della propria nazionale.

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Il nuovo Mondiale e il rischio infortuni

3) Il terzo mandato di Infantino nasce sotto il segno del calcio business, sempre meno calcio e sempre più business. Gli gnomi di Zurigo hanno annotato come, all'arrivo del successore di Blatter, i ricavi Fifa fossero di 6,5 miliardi di euro: la previsione per il periodo 2023-2026 parla di 11 miliardi di euro. Come sarà possibile accumulare questa somma? Moltiplicando i ricavi da diritti tv e sponsor. In che modo? Moltiplicando il numero delle partite. 4) La fase finale del Mondiale in Canada, Usa e Messico vedrà la partecipazione di 48 squadre; l'ipertrofia infantiniana ha appena partorito il mondiale quadriennale per club a 32 squadre e, siccome, non bastava, la Fifa ha confermato pure il mondiale annuale, scatenando la rivolta delle Leghe europee capeggiata dalla Liga spagnola, essendo il calendario già congestionato e registrando "il totale disprezzo per le competizioni nazionali". 5) Tanto più si gioca quanto più cresce il rischio di infortuni degli atleti, il cui numero è aumentato a dismisura.

Infantino trascura Lapalisse

Farebbe questa considerazione anche il campione del mondo di tautologia, Jacques II de Chabannes de La Palice (1470-1525), maresciallo di Francia, signore di La Palice, Pacy. Chauverothe, Bort-le-Comte e Le Héron. Un quarto d'ora prima di morire, Lapalisse era ancora in vita, recita l'epitaffio dei suoi soldati, tramandato nel corso del tempo e nel tempo mutato rispetto all'ortografia originale ("Se non fosse morto, farebbe ancora invidia"). Evidentemente, Infantino trascura Lapalisse, ma con le parole sul Ruanda ha valicato il punto del non ritorno dalla terra di chi va fuori giri.


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