Clamoroso, Trentalange assolto in appello per il caso D'Onofrio

La decisione sull'ex presidente dell'Associazione italiana arbitri, che in primo grado era stato squalificato per tre mesi
Clamoroso, Trentalange assolto in appello per il caso D'Onofrio© ANSA
Giorgio Marota
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ROMA - Alfredo Trentalange è stato assolto in merito al caso D’Onofrio, il procuratore arbitrale arrestato per narcotraffico. L’ex numero uno dell’Associazione Italiana Arbitri, tramite i suoi legali Gallinelli, Presutti e Mattarella, aveva presentato reclamo alla Corte Federale d’Appello in seguito ai tre mesi di squalifica inflitti dal tribunale federale in primo grado. La Corte, presieduta da Mario Luigi Torsello, si è pronunciata stamattina accogliendo il reclamo e annullando di conseguenza la decisione del tribunale. La procura della Figc aveva deferito Trentalange, dimessosi per il caos generato dalla vicenda, chiedendo 6 mesi di inibizione durante la requisitoria dello scorso 17 marzo; era accusato tra le tante di aver omesso qualsiasi iniziativa per accertare l’integrità di D’Onofrio, di averlo protetto da un’indagine della commissione disciplinare e di aver reso dichiarazioni non verifiche durante il consiglio federale del 15 novembre. Già in primo grado erano caduti diversi capi d’incolpazione, oggi l’assoluzione che verrà spiegata nelle motivazioni (in arrivo entro 10 giorni al massimo).

Il comunicato ufficiale

In una nota della Figc, pubblicata nel pomeriggio, si legge: "La Corte Federale d'Appello, presieduta da Mario Luigi Torsello, ha accolto il ricorso dell'ex presidente dell'Associazione Italiana Arbitri Alfredo Trentalange, annullando la decisione di primo grado. Trentalange, deferito lo scorso 20 gennaio in merito alla vicenda riguardante l'ex procuratore nazionale dell'AIA Rosario D'Onofrio, lo scorso 17 marzo era stato sanzionato dal Tribunale Federale Nazionale con tre mesi di inibizione".  In attesa delle motivazioni, una prima spiegazione possibile dell'assoluzione odierna riguarda il fatto che Trentalange, dimettendosi, avrebbe già “pagato” politicamente le proprie eventuali responsabilità di vigilanza rispetto ai comportamenti dell’ex procuratore arbitrale.


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