Cagliari, la città sospesa in un sogno: "La Serie A? Non ce la aspettavamo"

Per le vie del quartiere Castello poche bandiere e vessilli, la festa è negli occhi e nei sorrisi del popolo sardo che con la sua scaramanzia ha trascinato all'impresa la formazione di Ranieri
Cagliari, la città sospesa in un sogno: "La Serie A? Non ce la aspettavamo"
Giorgio Marota
5 min

Cagliari non se lo aspettava, Cagliari non era pronta. Nessuno, in fondo, lo è per davvero quando sa che per giocarsi la promozione in Serie A bisogna battere in trasferta una squadra come il Bari spinta da 60 mila tifosi. Bari era pronta, invece. Altroché se lo era: le strade addobbate a festa, bandiere ovunque, nastri bianchi e rossi per colorare le vie della città vecchia. Cagliari invece non ha ancora realizzato fino in fondo cosa è accaduto dal cross di Zappa in avanti.

La felicità dei sardi dopo la festa in aeroporto e allo stadio

A due giorni dall'impresa del San Nicola e il giorno dopo la festa con la squadra all'Unipol Domus, il capoluogo sardo sembra ancora vivere in un sogno. Passeggiando per le vie del quartiere Castello, fulcro turistico e non solo della città, sembra ancora tutto fermo alla vigilia della finale playoff. Ancora non è stato preparato nulla che possa in qualche modo celebrare l'impresa degli uomini di Ranieri e le bandiere che si vedono al porto, mentre sullo sfondo partono e tornano le navi da crociera, sono quelle solite dei venditori ambulanti che utilizzano quel luogo di passaggio come "base operativa". Anche i vessilli sui balconi sono decisamente pochi rispetto a quanto ci si potesse aspettare da un ambiente che dodici mesi fa piangeva le lacrime amare della retrocessione promettendo al mondo intero che sarebbe tornato in fretta ai massimi livelli. Il tifo sardo è stato straordinario: 3 mila tifosi sono andati all'aeroporto domenica notte, altri 17 mila persone ieri hanno popolato gli spalti del fortino di casa per alzare insieme a Pavoletti la coppa e nella serata di ieri sono stati sparati i fuochi d'artificio. La passione qui è a livelli talmente alti che, come dice qualcuno, «siamo l'unica regione al mondo unita e compatta attorno a una squadra di calcio che rappresenta i valori dei sardi». "Una terra, un popolo, una squadra” si legge non a caso sullo striscione che campeggia sulla tribuna dell'Unipol. «Ma che ne sanno sul continente...» dicono i cagliaritani. Eppure qui la festa non ha lasciato traccia. Si è già andati oltre: per i sardi, abituati al duro lavoro senza vantarsene poi troppo, il futuro è già presente.

Franco, la "maga" e la maglia celebrativa del Cagliari "TorrAus, we're bAck!"

Al Cagliari Store in piazza Yenne, dove c'è la statua di Carlo Felice che viene sempre vestita di rossoblù quando la squadra raggiunge grandi obiettivi, i tifosi si ritrovano per scambiarsi opinioni ed emozioni. Alessio, Sara e Luca, i tre baristi al bancone, da due giorni lavorano mostrando un sorriso a dir poco contagioso. «Certo che non ce lo aspettavamo - dice Luca - ma sotto sotto ci speravamo tutti. Noi cagliaritani sappiamo godere in silenzio, perché il silenzio ha un valore d'oro e parla molto più di tante chiacchiere». Poi arriva Franco, cliente fedelissimo, uno di quelli che con la scaramanzia convive da una vita. «Non si esulta finché non si vince e noi abbiamo atteso il momento giusto. E poi, a differenza dei baresi, non abbiamo mai pronunciato la parola "Serie A" finché non l'abbiamo conquistata». Franco ha un passato da calciatore nelle categorie interregionali. E mille storie da raccontare. «Da ragazzo io e la mia squadra siamo andati da una maga e da quel giorno non abbiamo più perso. Il nostro mago oggi si chiama Claudio Ranieri: ha unito un gruppo spaccato e lo ha fatto diventare invincibile». Tra i vicoli medievali si parla del "Casteddu" con un profondo senso d'orgoglio. Sempre lingua sarda, ovviamente. Come la scritta che campeggia sulle maglie celebrative della promozione - anche queste preparate in fretta, ma riuscitissime - che in queste ore stanno riscuotendo un gran successo, soprattutto al Cagliari Store; su sfondo bianco campeggia la scritta "TorrAus, we're bAck!", con la B cancellata da una X e le due A in bella evidenza col colore rosso. Torraus significa "Torniamo". "We Are back" in inglese, appunto. 


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