Gravina per tutti: “Cambieremo il nostro calcio”

Assemblea elettorale della Figc: il presidente ha ottenuto il 98,7% dei voti e si avvia al terzo mandato
Fabrizio Patania
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 C ome disse Henry Ford “mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”. Gabriele Gravina ha chiuso citando l’imprenditore statunitense che fondò la società produttrice di automobili. Ora bisogna accendere il motore e cominciare a correre verso il futuro senza frenate o improvvisi retromarce. L’impresa più complicata era riunire il mondo del calcio italiano e portarlo a sposare un progetto condiviso. Nessuno, pochi mesi fa, ci avrebbe creduto. Una larga parte della Serie A, trascinata da Lotito e De Laurentiis, lo avrebbe voluto fuori da via Allegri e anche l’opposizione politica, dopo il flop all’Europeo in Germania, era tornata insidiosa. Il presidente federale è stato invece rieletto, al terzo mandato, con un’acclamazione plebiscitaria: 481 voti su 487, appena 6 schede bianche, il 98,7%. Neppure il 22 ottobre 2018, quando venne eletto la prima volta a seguito del commissariamento, aveva avuto una maggioranza così schiacciante (97,2%). Il 22 febbraio 2021 era stato confermato con il 73,4% delle preferenze. Questa volta il cammino è stato più lungo e sofferto, per motivi non solo sportivi (legati ai risultati della Nazionale) o politici (la riforma dello Statuto).

Elezioni Gravina: ora le larghe intese

Gravina ha cucito la tela diplomatica sino al punto di presentarsi da unico candidato e sotto lo striscione del traguardo, mai in discussione, è stato applaudito anche da Infantino, gran capo della Fifa, e Ceferin, presidente dell’Uefa, saliti sulla collina di Monte Mario a testimonianza del ritrovato prestigio della federazione. «Per me è un grande onore e un grande orgoglio. Adesso non ci resta che trasformare la nostra visione in una promessa di vittoria. Dobbiamo continuare il nostro percorso e centrare gli obiettivi di cui il calcio ha bisogno». Aprendo l’assemblea, Gravina aveva chiesto la fiducia indicando la stella polare del cambiamento. «Ho guidato la Federazione per sei anni e sento lo stesso entusiasmo del primo giorno. Unire e cambiare è il nostro impegno. Il calcio rende felici, trasmette senso di comunità, fa bene all’Italia». L’intesa con le Leghe ha garantito una rappresentatività in linea con le indicazioni della legge Mulé, che poteva far deflagrare la crisi. «Superare le incomprensioni, sfidare le miopie, contrastare attacchi diretti e indiretti, smascherare menzogne, tranelli, calunnie di cui è fatta anche la vita pubblica del Paese, è stata la nostra forza» l’implicito riferimento al dossieraggio e all’indagine a suo carico. Lotito, il grande oppositore, ha disertato l’assemblea. «Abbiamo avuto la capacità di riconoscerci, di fare sintesi attraverso una sola volontà e un solo nome. L’ampia condivisione mi ha permesso di sciogliere le riserve».

La questione del Decreto Crescita

Nel ritrovato dialogo con la Lega di Serie A, è entrato anche un altro argomento, novità assoluta, da sottoporre al vaglio di Governo e Parlamento. «Chiederemo al legislatore un regime fiscale agevolato che consenta di tesserare calciatori di primo livello all’estero. Anche per effetto del Decreto Crescita, ora non più vigente, i nostri club sono stati protagonisti in Europa negli ultimi due anni». Le priorità sono tante, ma una non dipenderà più solo da via Allegri. «Non fatemi dire la riforma dei campionati perché il diritto di intesa sancito dallo Statuto si può rimuovere solo con il dialogo». Al Mondiale 2026, è chiaro, dovremo andarci. «A volte siete bravi a trasformare gli errori e alcuni risultati in capo al presidente. Lo vivo con ansia, come tutti gli italiani, ma non la voglio trasferire al ct e ai giocatori». È stato un cammino sofferto. «Tante persone hanno tradito la mia fiducia». Poco più di un anno fa aveva pensato di non ricandidarsi. «A Bari comunicai che non avevo più intenzione di andare avanti. Le componenti mi hanno fatto recedere, si sarebbero sentite tradite dalla mia scelta personale. Dovrò chiedere scusa alla mia famiglia per non aver rispettato quanto deciso, ma il calcio ha bisogno di stabilità e abbiamo un lavoro da completare». Ottobre 2023, le sirene della Polizia erano sbucate a Coverciano per notificare gli avvisi di garanzia a Tonali e Zaniolo. Dalle notti più buie all’alba di un nuovo corso. 


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