© Aia-Figc Arbitri pubblici ufficiali, un’idea di serietà
Volendo farla un po’ solenne, andrebbe chiamata conquista di civiltà. In realtà, è una necessaria mossa d’emergenza contro l’inciviltà. Nessuno s’illude che immediatamente i trogloditi tengano le mani a posto, servono ben altre conquiste di civiltà (la dico: prima di tutto culturali), ma almeno facciamo un passo avanti verso un’idea di serietà, di rigore, di responsabilità.
Assalire fisicamente, in singolo o in doppio, ma anche con un affiatato collettivo, l’arbitro di qualsiasi categoria sta diventando un’autentica disciplina sportiva, per niente educativa e per niente simpatica. Ragazzini alle prime armi nelle serie giovanili, ma anche esperti direttori di gara nei campionati persino professionistici, gli arbitri sono ormai bersagli semoventi. Le cronache di estrema provincia grondano casistiche allucinanti, manca solo la lapidazione di stampo talebano e poi l’intero campionario della bestialità l’abbiamo censito. I pronto soccorso, tra una devastazione barbarica degli ambulatori e un assalto al personale di familiari fuori come balconi, ciclicamente devono anche prestare le prime cure all’arbitro massacrato di botte, sottratto faticosamente al linciaggio e trasportato d’urgenza da qualche anima pietosa (pare ne sopravvivano alcuni esemplari). Social di largo consumo, ma anche tg e trasmissioni d’inchiesta, tutti diffondono scene raccapriccianti di questi poveracci accerchiati in mezzo al campo, presi a cazzotti e a calci nella milza dal centravanti più vicino, quindi a seguire dal massaggiatore, dai panchinari, magari dal mister e persino dal prestigioso presidente.
Chiamarlo malcostume sa di colonia e borotalco: si tratta di feroce delinquenza contro un ruolo comunque pubblico, necessario, unanimemente accettato. Con questa nuova norma, certo il clima non cambierà, non subito, ma se Dio vuole cambierà il conticino che i farabutti riceveranno alla cassa. Finalmente anche l’arbitro diventa un intoccabile, ma non come lo intende da sempre il nostro lessico clientelare o peggio ancora mafioso: intoccabile nel senso nobile e letterale, nel senso che nessuno può permettersi di sfiorare questa figura senza pagare pesantemente, molto più pesantemente rispetto alla normalità, perché oltre alla persona si violenta la funzione sociale. Sono intoccabili gli agenti delle forze dell’ordine, sono intoccabili i medici che ci ricuciono la ferita o ci ingessano la tibia, sono intoccabili i prof che tentano di rimediare al disastro educativo delle famiglie, adesso sono intoccabili anche i volonterosi che la domenica vanno al campo per sedersi sulla polveriera dell’arbitraggio, questa stranissima missione che tutti vogliamo e che nessuno sopporta. Sarebbe sublime poesia dire che gli arbitri diventano come le donne, non si toccano nemmeno con un fiore, ma in questa orrenda stagione di tetro femminicidio non sta più in piedi nemmeno questa.
