La palla di stracci è rimasta agli adulti
(Zazza) La lettera inviatami da Mimmo Carratelli e pubblicata ieri - “Ridate ai bambini la palla di stracci” - ha prodotto una serie di piacevolissime reazioni, a partire dal messaggio dell’ex presidente di tutto Franco Carraro: «Dica a Carratelli che anch’io condivido il senso della sua lettera. Il problema è che tutti e tre non siamo giovani, mentre è la nuova generazione di dirigenti che dovrebbe pensarla così e agire di conseguenza. Comunque complimenti a chi l’ha scritta e a chi l’ha ospitata». I lettori non si sono fatti mancare. Per tutti pubblico gli interventi di Francisco Santoro da Buenos Aires e Sergio Passaro da Firenze.
Santoro: «Sono nato a Buenos Aires, figlio di italiani. Ho letto il pezzo di Mimmo Carratelli, amico mio. I miei ricordi. Mercato Abasto, quartiere italiano a Buenos Aires, campo di gioco, mienz’a via, un terreno abbandonato, il Potrero. Palla di stoffa, pelota de trapo, fatta con calze rubate alla mamma. Partite al mattino, d’inverno. Freddo. Quella “palla” quando si bagnava pesava cento chili, andavamo knock out coi colpi di testa. Palla di gomma, “pupo”, comprata con le monetine, quando finiva nelle case della gente ritornava tagliata. Pallone di cuoio, che gioia, la prima volta su un campo vero. Senza allenatori, senza genitori. Solo voglia di giocare. Eravamo liberi».
E ora Passaro: «Abitavo a Napoli, al Parco Flora, in discesa correndo col pallone verso la Villa Comunale. Giocavamo con il pallone Superflex, costava 290 lire. I vigili urbani arrivavano in bicicletta e ci bucavano il pallone. I tornei li giocavamo nei parcheggi davanti al San Paolo, quel terreno era il nostro San Paolino. Si giocava in notturna alla luce dei lampioni».
