Arabia Saudita, Innocentin: "Il mercato centralizzato è rivoluzione"

All'Al-Fateh un italiano gestisce le trattative: "Noi diamo alla Lega un nominativo, loro approvano le cifre e poi inviano i fondi"
Arabia Saudita, Innocentin: "Il mercato centralizzato è rivoluzione"© Getty Images
Giorgio Marota
7 min

INVIATO A RIYAD -  «È come un treno che viaggia a 500 km orari con la pretesa di far salire a bordo la gente quando passa per le stazioni». Nicola Innocentin è l’uomo mercato dell’Al-Fateh, squadra con sede ad Al Hasa, cittadina a 325 km a ovest dalla capitale Riyadh, affacciata al mare che divide in parte l’Arabia Saudita da Bahrein e Qatar. Innocentin è l’unico italiano ad avere un ruolo di rilievo nella Saudi Pro League. Negli ultimi 4 anni ha lavorato come consulente per il ministero dello sport, prima di legarsi alla società arrivata 6° nell’ultimo campionato.  

Rispetto a quattro anni fa, cosa è cambiato? 
«Tutto. Come dal Medioevo al futuro. La vera svolta c’è stata però con l’arrivo di Ronaldo». 
 
Cos’ha portato il portoghese? 
«Una consapevolezza diffusa: il calcio è un veicolo di messaggi e di attenzioni che un Paese può attirare verso di sé. Con il suo arrivo tutti hanno guardato all’Arabia e a un club che fino a quel momento era, di fatto, sconosciuto. Cristiano ha messo la Saudi Pro League davanti a un bivio». 
 
Quale? 
«O accelerare, o fare come la Cina. Qui hanno scelto di incalzare, anche per ragioni geopolitiche. Il Mondiale in Qatar è stato un grande successo. E l’Arabia Saudita non voleva restare subalterna. Mettiamoci anche che gli Emirati Arabi non hanno interesse a incrementare il business del calcio. Così la Saudi Pro League ha cominciato a strutturarsi. E non è stato facile. L’ex diesse del Chelsea, Emenalo, è stato nominato direttore tecnico della Saudi Pro League solo un mese fa». 
 
Questo fenomeno durerà? 
«Secondo me sì. Ora c’è un’organizzazione centralizzata alla quale tutti dobbiamo sottostare. Quattro club possono svincolarsi dai limiti di budget che invece gli altri 14 hanno». 

Avete un tetto alle spese? 
«Riceviamo un finanziamento dal ministero che varia tra 15 e 20 milioni di dollari. Ci sono processi rigidi».  
 
Spieghiamoli. 
«Sottoponiamo alla Lega un nominativo, specificando in un modulo le cifre dell’affare. SPL ci fa sapere se il calciatore può dare un apporto qualitativo alla crescita del movimento e se rientra nel budget che abbiamo a disposizione. La Lega ha creato 18 conti correnti co-intestati, uno per club». 
 
Ed è un sistema che funziona? 
«Certo. Quando viene inviato questo file, la Lega lo approva o lo rigetta. Se approva si finalizza l’acquisizione del calciatore. Alla scadenza dei pagamenti, la Saudi Pro League sblocca i fondi depositandoli sul nostro conto corrente. Non c’è il rischio che i pagamenti non vengano effettuati fuori tempo e che i soldi vengano utilizzati per altro». 
 
Avete eliminato sul nascere il rischio di malagestione finanziaria. 
«È un meccanismo che va a tutela di tutti, anche di chi vende. Le garanzie bancarie o i dubbi di chi viene a fare operazioni quaggiù non hanno più senso di esistere». 

Sbaglia chi paragona l’Arabia alla Cina? 
«Certamente sì, il progetto arabo non collasserà. Qui c’è una passione popolare incredibile, vanno allo stadio in 60 mila e facevano i sold out già prima di Ronaldo. La Cina non aveva una metodologia centralizzata, la Saudi Pro League sì. Immagino che in futuro i club potranno solo suggerire chi prendere scegliendo tra i profili individuati dall’alto». 
 
Come in un menù al ristorante. 
«Decidi in base a valori economici e profili già vagliati. È una rivoluzione». 
 
Il suo Al-Fateh non è tra i quattro eletti. Quanto è difficile competere coi 4 colossi? 
«La nostra politica è crescere in modo omogeneo. A livello di infrastrutture e organizzazione per me siamo tra i più evoluti. Abbiamo un centro sportivo bellissimo, e uno scouting che i club appartenenti al Pif ancora non hanno. Siamo arrivati 6° un anno fa, e vogliamo migliorare. In difesa abbiamo preso il belga Denayer che poteva andare a Torino e Fulham. A parametro zero». 

E in panchina è arrivato Bilic, ex ct della Croazia. 
«Un capitano di lungo corso, ha lavorato in tutto il mondo e avendo già lavorato con l’Al-Ittihad, quindi si è ambientato facilmente. Saremo competitivi per il vertice». 


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