© APBAKU - Chissà se su quella gigantesca giostra, sarà possibile perdere la testa, o se invece restando immerso in se stesso, in quella nuvola di fumo, sarà così umanamente naturale restare impassibile. La vita è adesso, scintillante e sfarzosa, persino addobbata da quell’opulenza inseguita pubblicamente e impudicamente - do you remember Maurizio: “con il prossimo contratto mi voglio arricchire, lo devo a me ma soprattutto alla mia famiglia”? - e mentre intorno è un vociare assordante, essere Sarri sarà meno stordente di quel che si potrebbe immaginare.
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Il viaggio continua, è tutto cominciato a Stia, un bel po’ di tempo fa, ma questo è il crocevia d’una esistenza avvolgente in cui si intrecciano gli Dei del football e sarà vietato, proprio ora, perdersi tra le costellazioni che s’avvertono al di là dell’orizzonte di Baku, in questi novanta minuti che sanno di gloria per l’eternità. Chelsea-Arsenal sa di poesia, e una strofa dev’essere la sua, che prima di andarsene da quella Londra mai troppo tenera, men che meno aff ettuosa, vada come vada, lascerebbe qualcosa di suo, mica cicche della memoria abbandonate nel posacenere.
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Azzurro e bianconero
Chelsea-Arsenal è una serata esclusivamente sua, ci è arrivato da solo, ha sistemato le sue ruvide e ingiallite dita sulle pareti del football, poi immediatamente dopo, in questo romanzone che neanche Maurizio De Giovanni avrebbe voluto scrivere e (forse) manco Maurizio Sarri, ondeggiando tra la Napoli che l’ha amato e ancora lo eleva a simbolo del contropotere, si presenterà dinnanzi al Palazzo o vedrà il Palazzo bianconero muoversi verso di lui, che volete che cambi?, entrando in un conflitto esistenziale in cui il calcio diviene pallido dettaglio.
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