Serena: "Il centravanti sta bene su tutto"

L'ex attaccante: "Guardiola ha aperto e chiuso la moda di giocare senza punta. Oggi non c’è il tempo di allenarsi. Io ricordo l’estate in cui stavo per mollare: troppa fatica"
Serena: "Il centravanti sta bene su tutto"© Bartoletti
Marco Evangelisti
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La linea telefonica va e viene. Ma Aldo Serena non si smarca. Richiama, addirittura. Normale cortesia che diventa eccezionale nella società alienata. Ex centravanti, quindi telecronista e commentatore. Tutti mestieri che a un certo punto della storia sembravano in via d’estinzione e invece sono tornati a far tendenza. In fondo è la sua estate, e noi ce la facciamo raccontare.

Buona estate, Aldo Serena. Possiamo chiederle dove si trova adesso?

"In giro. Io mi muovo sempre".

Appunto. La domanda è lecita.

"Sono con la famiglia al mare, a Jesolo. I miei stanno lì e io mi sposto. Non sto mai fermo".

E i suoi la aspettano a Jesolo.

"Eh, lo spero bene".

Lasciamo stare le intrusioni nella privacy. Sta guardando il calcio estivo? Che cosa le sembra stia succedendo?

"Sono arrivati gli arabi".

Non le si può nascondere nulla.

"Intendo dire che sono arrivati quei colossi e hanno messo ancor più in mostra la distanza che c’è tra il nostro calcio e quello delle maggiori squadre europee. Paris Saint-Germain, Real Madrid, Barcellona riescono a reggere abbastanza bene l’assalto, noi soffriamo di più".

Eppure veniamo da una stagione con tre finaliste nelle coppe europee.

"Vero. Perché chi è arrivato fino in fondo ci è riuscito applicando principi di gestione sensati. L’Inter aveva costruito la sua base tecnica nel corso delle stagioni, la Fiorentina ha badato al sodo e all’equilibrio, la Roma ha seguito la stessa strada con criteri diversi. In più Mourinho ci ha messo la sua straripante sensibilità comunicativa. Ha trascinato il pubblico e quando l’Olimpico è pieno ha una forza propulsiva che ribalta i valori. Anche il Napoli ha dimostrato come le idee e lo scouting siano in grado di scavalcare il gap di risorse".

Ma forse De Laurentiis sta presumendo troppo. Non è detto che il repulisti riuscito un anno debba andar bene anche in quello successivo.

"Sì, credo anch’io sia sbagliato esagerare. Il Napoli, che secondo me con l’Inter e le romane resta nella rosa che lotterà per il prossimo scudetto, non deve cambiare di nuovo identità. Se ci fosse ancora Spalletti, probabilmente tutto sarebbe rimasto invariato o quasi. Garcia gioca diversamente, occupa più campo, e De Laurentiis dovrebbe prendere i giocatori che chiede il francese".

A proposito di arabi: secondo lei questa è una bolla destinata a scoppiare presto o un cambiamento epocale nella geografia del calcio?

"Una gigantesca operazione promozionale, direi. Prenderanno un mucchio di giocatori di grande nome, chiederanno l’organizzazione di un Mondiale, lo ospiteranno, quindi molleranno l’osso. È la mia opinione, naturalmente, e comunque seppure avessi ragione ci vorrà tempo perché il ciclo si concluda".

Quindi i sauditi ci sono e ce li teniamo. Altre previsioni a medio termine?

"L’Inter sta mettendo in piedi un centrocampo italiano con i controfiocchi. Puntare su Frattesi però potrebbe anche preludere a una futura cessione di Barella".

Ecco, che Frattesi sia diventato il cannoniere dell’Inter lascia un po’ perplessi.

"Ma il gioco di Inzaghi ha sempre previsto gli inserimenti e le conclusioni dei centrocampisti. Semmai il problema è che hai perso Dzeko, hai perso Lukaku e devi sempre spendere cinque o sei grandi occasioni per fare un gol".

Eravamo certi che volesse arrivare qui. Lei, goleador nato e vissuto, predatore d’area con tutte le principali squadre italiane, costretto a vedere il centravanti retrocesso ad accessorio. E adesso di centravanti tutti ne vogliono uno. Lo scemo del villaggio è tornato al centro del medesimo.

"Sono le mode che cambiano. Arriva Pep Guardiola, butta lì che il centravanti è lo spazio e tutti gli credono, perché ipse dixit, lo ha detto lui. Lui che peraltro è furbissimo. Prende le caratteristiche dei giocatori che ha e le usa nel modo più produttivo. Adesso ha Haaland che è capace di combinare disastri in area, disastri per gli avversari naturalmente, ma pure di arretrare e manovrare. E Guardiola in panchina si frega le mani".

Quindi sono Guardiola e Haaland ad avere rilanciato la moda del centravanti.

"Se vogliamo. La verità è che senza gli specialisti del gol non si vince. Il centravanti troverà sempre il suo posto. Infatti l’Inter, persi quei due, ha cercato Scamacca. Che, siamo onesti, mi convince fino a un certo punto. Bravo, ma in Serie A non ha fatto molto. C’è da lavorarci sopra".

Il centravanti sta bene su tutto. E gli accessori?

"Io mi sono trovato particolarmente a mio agio con Trapattoni, che mi metteva accanto Michael Laudrup, e con Radice, che mi faceva giocare con Walter Schachner. Un centravanti di ruolo e una seconda punta molto tecnica, questa sembra la regola aurea. D’altra parte penso al Torino di Graziani e Pulici, una coppia molto diversa. Nessuna regola è assoluta".

Lei sarà sempre in movimento, ma pure le squadre di oggi che vanno in America, in Asia, dovunque girino soldi, non scherzano.

"Bisognerebbe saper calcolare esattamente il punto di equilibrio. È ovvio che il denaro delle tournée aiuta i bilanci modesti di cui parlavamo. D’altra parte poi si va incontro a una stagione in cui gli spazi per richiami efficaci della preparazione non ci sono. Ovviamente ai miei tempi il precampionato era molto diverso. C’era un pesantissimo allenamento fisico e un programma stringente e pressoché fisso di amichevoli. Alla Juve si cominciava con la sfida in casa, poi si giocava con il Casale e così via aumentando gradualmente la difficoltà. Oggi ti alleni poco sia prima sia dopo e affronti subito i giganti".

Lo ammetta: è un po’ invidioso.

"Oh, a me la fatica non ha mai fatto paura. Proprio per questo ricordo bene quando all’Inter io e Chierico - che aveva un anno più di me: io diciotto, lui diciannove - ci scontrammo frontalmente con la preparazione atletica dei professionisti e quasi soccombemmo. Ho pensato: vabbè, è stato bello, ma questa roba non fa per me. Volevo smettere. Mi riscossi e tirai dritto, per fortuna".

Era giovane. Oggi i giovani danno l’esempio. Arrivano alle finali, vincono i titoli. Poi passano di categoria e l’Italia va in crisi.

"Sembra un mistero, non lo è. Alla Nazionale maggiore manca un attaccante vero. Il grande assente è il gol".

Sempre al centravanti torniamo.

"Certo. Se non segni, hai voglia a giocare bene. Secondo me è in gran parte colpa delle aspettative. Passi di categoria, come dice lei, e di colpo ti ritrovi in mezzo alle contestazioni, a pressioni quasi insostenibili. E i social ti travolgono. Sono micidiali, da questo punto di vista".

Verrebbe voglia di vietarli ai giovani calciatori.

"Eh, eh. Non è possibile. La prego, eviti di far sapere in giro quanto siamo vecchi".


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