Inter, è l'anno di Lautaro: leader dei nerazzurri

Non soltanto capitano con Barella vice: l'argentino è atteso dall’annata della consacrazione finale
Inter, è l'anno di Lautaro: leader dei nerazzurri© Inter via Getty Images
Pietro Guadagno
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MILANO - Non è solo questione di fascia. Quella l’ha indossata parecchie volte già lo scorso anno. Semmai si tratta di leadership e di responsabilità. E per Lautaro sono destinate a crescere. Perché il prossimo anno sarà ancora di più al centro dell’universo nerazzurro, la pietra angolare, il punto di riferimento. Come premesso, i gradi sono giù un fatto assodato: il Toro sarà il nuovo capitano e Barella il suo vice. Nello spogliatoio di Appiano Gentile, però, non ci sono più Handanovic, 11 anni di militanza, D’Ambrosio, 9 e mezzo, Brozovic, 8 e mezzo, e Skriniar, 6. Insomma, gente che aveva un peso e che sapeva come farsi sentire, fuori e dentro al campo. A questi va aggiunto il non previsto addio di Lukaku, un’altra figura pesante, almeno dal punto di vista tecnico. Insomma, tutto questo per dimostrare che sta per cominciare un nuovo corso in casa nerazzurra, con nuove gerarchie e nuovi ruoli. E Lautaro, per forza di cose, dovrà essere ancora di più una certezza.

Serial winner

Da questo punto di vista, nessuno ha dubbi sulle capacità del Toro. La sua personalità l’ha già dimostrata. Tra un mese compirà 26 anni. È ancora giovane quindi, ma la sua carriera è stata un crescendo costante. Magari senza exploit straordinari, semmai aggiungendo regolarmente qualcosa stagione dopo stagione. Quando è sbarcato in nerazzurro, in pochi si erano spinti così in là nel prevedere cosa sarebbe riuscito a fare, saltando dal suo Racing Avellaneda a uno dei più prestigiosi palcoscenici più prestigiosi d’Europa. Invece, ha messo insieme un palmares già ricchissimo, tra Inter e Argentina. E l’ha fatto sempre da protagonista. Magari con la sola eccezione della rassegna iridata in Qatar, coincisa però con una caviglia che lo ha obbligato a giocare costantemente sul dolore. Alvarez, però, che lo aveva sostituito al fianco di Messi, come titolare nell’attacco della Seleccion, nel resto della stagione con il Manchester City ha trovato poche luci. Lautaro, invece, con l’Inter si è subito ripreso la scena, firmando con i suoi gol sia la Supercoppa sia la Coppa Italia. Ha trascinato anche la squadra in finale di Champions. Non riuscendo, però, a rifilare al City una delle sue zampata a Istanbul.

Esempio e trascinatore

Da lì, però, riparte lui e ripartono i nerazzurri. Con un obiettivo su tutti in testa: lo scudetto e, quindi, la seconda stella. Il tricolore, Lautaro, l’ha già conquistato. Ma sono trascorsi ormai 2 anni. E, allora, era un attaccante che godeva della luce riflessa di Lukaku. Adesso, invece, sa come brillare da solo. E sa anche come prendersi il gruppo sulle spalle. Anche nei momenti più difficili e complicati. Molti, a esempio, ricordano le sue parole dopo la sconfitta di Bologna, una delle più deludenti dello scorso campionato. Ebbene, l’argentino ci mise la faccia e provò a dare la scossa, ammettendo che in quel modo non si poteva andare avanti. La svolta non fu così immediata, almeno in serie A, ma nel travolgente finale di stagione nerazzurro un peso lo ha avuto anche chi sempre, o quasi, ha saputo dare l’esempio. Quest’anno, evidentemente, sarà tutto più complicato. Si comincia con qualche certezza in meno, ma aspettative altissime. E chissà che anche in Lautaro, come in diversi altri compagni, che sono rimasti sorpresi, se non delusi, dall’atteggiamento di Lukaku, non ci sia la voglia di fargli vedere l’errore che ha commesso. C’è solo un modo per farlo: continuare a vincere e farlo da assoluto protagonista. Il Toro è pronto. All’Inter non resta che seguirlo in questa nuova avventura. Che potrebbe trasformarsi in definitiva consacrazione.


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