Juve, vendere Federico Chiesa sarebbe un errore

Il commneto di Cristiano Gatti sulla possibilità di cessione dell'attaccante bianconero
Juve, vendere Federico Chiesa sarebbe un errore© Juventus FC via Getty Images
Cristiano Gatti
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A quanto pare, abbiamo una tale abbondanza di talenti che possiamo tranquillamente liberarci di Chiesa. Cosa vuoi che sia nei periodi di opulenza come questo un campione in più o in meno. Dopo tutto, stiamo parlando dell’attaccante più micidiale dei nostri, magari non tanto come numero di gol, certo come velocità, imprevedibilità, imprendibilità. Una volta l’avremmo chiamato grande ala, come i Causio e i Bruno Conti, ma il lessico moderno lo definisce esterno, che sembra quasi estraneo a chi c’è dentro, e in fin dei conti al Chiesa di oggi si adatta anche meglio: alla Juve è esterno, molto esterno, diciamo pure con un piede fuori.

La Juve ha fatto acrobazie per portarlo via alla Fiorentina, lui come Bernardeschi, lui come Vlahovic, prima ancora come Baggio, sempre creando la solita amabilità di rapporti tra le due città, ma adesso se ne libererebbe più che volentieri. Chiesti 50 milioni, una mezza dozzina di club europei è in coda per partecipare all’asta, poveracci loro, che evidentemente lo considerano un top-player. La Juve no, la Juve ha seri problemi di soldi, ma ha soprattutto un serio scetticismo nei confronti di Chiesa. Da quando Federico è arrivato a Torino, con tutta l’aria e tutte le intenzioni di diventare un nuovo idolo alla Del Piero, o giù di lì, il tormentone passionale non è mai scattato. A dirla tutta, nemmeno lui è più scattato come scattava una volta. Non è scattato niente, non è scattato nessuno, così in questa estate di grandi appetiti e zero soldi ci ritroviamo davanti al malinconico crepuscolo di quella storia immaginata. Per interesse o per disinteresse, la Juve comunque non ha in mente un futuro con Chiesa. Ma passare dal lieto fine alla lenta fine non è una faccenda che possa lasciare indifferente l’Italia intera. Chiesa ci riguarda.

Chiesa, come non mortificare i propri giovani

In molte piazze e in molte aree geografiche Chiesa non raccoglie simpatizzanti nemmeno tra suorine e boy-scout, in troppi lo considerano solo cascatore (diciamolo, non senza una qualche ragione), ma da tutte le parti si riconosce che stiamo comunque parlando di uno dei pochi talenti cresciuti ultimamente nel nostro pollaio. Anche se sembra sul marciapiede dal secolo scorso, Federico ha 25 anni e tutta una vita davanti. Ai famosi Europei ha convinto anche i detrattori, il partito degli antipaticisti, con le sue fughe da immarcabile e con i gol pesanti contro Austria e Spagna, tanto per non dimenticare. Benché adesso passi per uno qualunque, uno di cui si può fare tranquillamente a meno, uno di cui nessuno sentirà la mancanza, Chiesa resta a pieno titolo la più bella speranza di un tempo per niente lontano, anzi talmente vicino da non potersi definire svanita in un niente.

Stranezze. In quest’epoca particolare, di decadenza piagnona, ci siamo rassegnati e veder partire i nostri talenti migliori. Siamo anzi tutti in branco a convincerli del nuovo dogma, l’Italia mortifica i suoi giovani, per diventare qualcuno bisogna andare all’estero. All’estero, vai all’estero, in Italia non ti considera nessuno. Vale per i giovani ricercatori, vale pure per Chiesa. Quando sono qui, li spingiamo oltre le frontiere. Quando di là diventano qualcuno, diamo di matto per inventarci un modo che li convinca a tornare. Incentivi, adulazioni, concessioni fiscali. Ormai i grandi italiani solo solo italiani di ritorno. Quelli di andata non li trattiene nessuno. Qualcosa lascia prevedere che succederà anche con Chiesa, l’esterno che vogliamo fuori del tutto.


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