Berardi e la Juve, è la volta buona

Dopo 12 stagioni al Sassuolo ora l'attaccante si sente pronto per una grande e in estate saluterà i neroverdi: la Signora ha la chance di prenderlo
Giorgio Marota
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Anche il senso del dovere, la riconoscenza e l’affetto possono esaurirsi - senza arrivare necessariamente a strappi - nel momento in cui l’ambizione personale oltrepassa i confini della comfort zone. Dodici stagioni in una sola squadra, del resto, hanno un peso storico notevole. E danno pure l’esatta dimensione di un fenomeno ormai sempre più raro: quello di un ragazzo-bandiera come Domenico Berardi, partito dai campetti calabresi di Cariati, Rossano e Mirto-Crosia e capace di mettere radici in una piazza della provincia emiliana che per decine di giovani è stata solo di passaggio. Berardi è legato anima e cuore al Sassuolo, eppure da settimane riflette sul proprio futuro e ora sembra essere giunto a una conclusione: questa sarà la sua ultima stagione in neroverde, dove approdò da ragazzino nel 2010 perché fu notato da un tecnico delle giovanili mentre giocava una partita di calcetto con gli amici di suo fratello, studente fuori sede a Modena. Tu chiamalo, se vuoi, destino.

Berardi e i "no" alla Juve

Quest’anno Berardi si avvicinerà alle 400 presenze nel “Sasol”, ma non le raggiungerà (è a 361) mentre potrebbe toccare quota 150 gol (è a 138). Nel giorno del suo 29º compleanno, il 1º agosto 2023, disse per la prima volta davanti ai tifosi: «Non so se resto». Insomma, manifestò il desiderio di una svolta. Ma poi rimase. La Juve, che ha avuto il suo cartellino in comproprietà fino al 2015, ha bussato a lungo e potrebbe tornare a farlo con insistenza in estate, dopo vari assalti andati a vuoto. Ai tempi della prima proposta Mimmo aveva appena 14 anni e non se la sentì di lasciare la famiglia, mentre nel 2016 era già un giocatore importante ma preferì restare un riferimento nel Sassuolo piuttosto che aprirsi all’ignoto bianconero andando a giocarsi una maglia con Dybala, Mandzukic, Higuain e Pjaca.

Juve e Berardi promessi sposi

Stavolta la Juve è in ricostruzione e può edificarsi attorno al suo talento. Stavolta a Torino arriverebbe da star e Domenico, dopo aver vissuto probabilmente il secondo Europeo da protagonista con l’Italia e aver compiuto 30 anni, sente che un nuovo capitolo potrà spalancarsi dicendo quel «sì» che le altre volte gli si era quasi strozzato in gola per timore di fallire. A volte, quando si parla della vita dei calciatori di successo, ci si dimentica che altri meravigliosi interpreti di questo gioco si sentirono talmente bene in un posto da non aver bisogno delle luci della ribalta, come insegna la favola di Di Natale a Udine. Berardi e la Juve sono promessi sposi e per fare in modo che convolino a nozze devono verificarsi una serie di condizioni.

Berardi e il precedente Locatelli

Al netto dei vari ragionamenti sui centrocampisti (Sudakov, Khephren Thuram, Hojbjerg, Samardzic e Phillips, tutti profili che piacciono a Giuntoli), alla Signora serve un jolly capace di fare l’ala, il trequartista, la seconda punta e il falso nove, di accendere la manovra e consentire, all’occorrenza, di passare al modulo con i tre attaccanti. Sotto questo profilo Berardi è l’ideale per il camaleontico Allegri, contro il quale curiosamente segnò 4 reti in un famoso Sassuolo-Milan del 2014 che portò all’esonero di Max. Visto il contratto fino al 2027, si parte da una richiesta di 30 milioni. Il precedente Locatelli, però, è incoraggiante: il centrocampista arrivò alla Continassa nel 2021 con la formula del prestito biennale gratuito, con 25 milioni da versare in tre esercizi e altri 12,5 sotto forma di bonus. Un pagamento in comode rate che ha permesso alla Juve di ammortizzare il costo in 5 anni. I rapporti col Sassuolo sono ottimi e la quadra economica può arrivare proprio partendo da modalità simili.


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