Juve, la squadra è da proteggere: il piano sul mercato

Hojbjerg e Phillips idee dalla Premier League, ma per cambiare serve un vero salto di qualità. A giugno la tentazione è prendere Berardi: i dettagli
Giorgio Marota
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La melodia si cambia se la musica stona. Non quando «c’è armonia in un gruppo granitico e coeso». Insomma, per Allegri il mercato degli appetiti e delle fantasie può attendere. Del resto, una squadra è fatta di equilibri sottili e umori che camminano spesso sul filo; romperli ora, sarebbe delittuoso. Così, forte di un secondo posto forse inaspettato ma costruito con idee e sostanza, l’allenatore nei giorni scorsi avrebbe fatto intendere ai suoi dirigenti che i vari profili sondati per il centrocampo (Hojbjerg il primo, Phillips il secondo) non garantirebbero al momento un salto di qualità tale da stravolgere le gerarchie.

Allegri, fiducia nella Juve attuale

Sicuramente non c’è Pirlo lì in mezzo, né il Pogba o il Vidal dei tempi migliori. Eppure Locatelli si sta imponendo come un play tuttofare, Rabiot fa le due fasi come pochi altri in questa Serie A e Miretti è il gioiellino costruito in casa che con la cura Max sta acquisendo le competenze per diventare una vera mezzala-goleador. Poi c’è McKennie, che oggi garantisce soluzioni in più zone del campo. E va considerato pure il fatto che su Fagioli il club ha deciso di investire nonostante la squalifica di 7 mesi per le scommesse, prolungando il contratto fino al 2028. Anche nella passata stagione il mercato invernale si chiuse senza colpi, con la stessa logica di voler consolidare un gruppo travolto in quel caso dalle bufere giudiziarie e dagli avvicendamenti societari. Risale al 2022 l’ultima sessione di gennaio col botto: arrivò Vlahovic, 70 milioni (più 10 di bonus) pagabili in tre esercizi, così come Zakaria (circa 10 milioni dilazionati in tre anni), mentre Gatti fu acquistato e lasciato per sei mesi al Frosinone.

Juve, un tesoretto da conservare per l'estate

In questa Juve, insomma, le basi per tirare avanti oltre la prossima finestra di trattative ci sarebbero, evitando spese folli in inverno per poter tornare a fare un mercato “da big” in estate, quando la Signora spera di essere nella condizione di dover allestire una squadra per la prossima SuperChampions. Quel tesoretto rimasto in cassaforte ad agosto, con il solo Weah alla voce acquisti, il +60,6 milioni di saldo e il taglio del 15% del monte ingaggi, può essere re-investito a giugno, anche in virtù dell’aumento di capitale da completare nei prossimi mesi. Berardi, che ha già fatto sapere al Sassuolo di essere pronto a cambiare aria dopo 12 stagioni di fedeltà, resta il profilo ideale in quel senso perché con lui Max potrebbe fare due o tre moduli diversi.

Hojbjerg e Phillips le idee dalla Premier

Ci sarebbe poi un gruzzoletto da considerare qualora il contratto di Pogba venisse stralciato alla luce del caso doping. Parliamo di circa 30 milioni che garantirebbero ai bianconeri di andare con forza su un altro centrocampista. Il danese Hojbjerg, che gli uomini mercato Giuntoli e Manna lunedì sera hanno visionato a Londra durante Tottenham-Chelsea, piace più degli altri. Sarà per un curriculum di assoluto prestigio (ha lavorato con Guardiola al Bayern ed è esploso con Mourinho e Conte al Tottenham), sarà per la capacità di fare tante cose (è nato regista, oggi è un formidabile rubapalloni), ma il suo nome dalle parti della Continassa si fa con insistenza. C’è però un problema: il Tottenham, disposto ad accettare un prestito con obbligo di riscatto, vorrebbe chiudere in fretta. A gennaio gli Spurs perderanno infatti i titolari della mediana Bissouma e Sarr, impegnati in Coppa d’Africa, e sin da ora vorrebbero sapere se potranno contare sul danese. Sul quale, però, resta il dubbio dei dubbi: può garantire, da solo, un salto di qualità in mediana? Discorso valido anche per Phillips del City (contatto con l’agente) che nella passata stagione ha giocato appena 21 gare e negli ultimi tre anni ha accusato diversi problemi fisici: rischierebbe quindi di essere un azzardo, l’ennesimo dopo Pogba. E se la strategia della formichina continuasse?


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