Lazio, avanti con Kamada ma senza sorrisi

Rendimento insoddisfacente, ma è difficile che parta adesso. Anche il Giappone lo ha mollato: aveva altre ambizioni, invece...

ROMA - Guarda il Giappone in tv, la Lazio dalla panchina. Punti di vista differenti, ma fondamentalmente confusi nello stesso unico mistero: Daichi Kamada è sparito dai radar. E pensare che in estate, da parametro zero, aveva scelto la squadra biancoceleste perché voleva vivere da protagonista questa prima parte di stagione, per poi giocarsi la Coppa d’Asia con la sua selezione in questo periodo, tornare potenzialmente da vincitore e, a giugno, valutare il proprio futuro nuovamente, magari analizzando una lunga serie di proposte, compresa ovviamente quella di restare in biancoceleste da punto cardine del progetto.


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Lazio, l'approccio di Kamada

Questa era la teoria, la pratica ha detto altro. Ha mostrato un calciatore ben diverso da quello che aveva impressionato all’Eintracht Francoforte, un centrocampista di livello assoluto che non avrebbe dovuto far rimpiangere più di tanto Milinkovic e si sarebbe caricato la Lazio sulle spalle con la sua qualità, i suoi gol, i suoi assist. No, niente di tutto questo. Il suo approccio è stato positivo, primo tra i nuovi acquisti a essere lanciato in campo da Sarri per sfruttarne la buona condizione fisica e la disciplina tipicamente asiatica che gli ha permesso di mettersi istantaneamente al servizio della squadra. Nelle prime quattro partite giocate da titolare ha segnato un gol (nella vittoria sul Napoli) e partecipato alla costruzione di un altro (nel ko con la Juventus). Ma si è trattato solo di uno specchietto per le allodole, perché a partire dalla quinta giornata è toccato all’ultimo arrivato, Matteo Guendouzi, prendere quel posto vacante nell’undici titolare biancoceleste, lo ha ricoperto lui (parzialmente) il vuoto lasciato da Sergej. Un altro tipo di giocatore anche in questo caso, forse ancora più diverso dal serbo, ma che si è rivelato maggiormente funzionale a ciò di cui aveva bisogno l’allenatore.


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Lazio, Kamada e il mercato

E così Daichi si è gradualmente perso, ritrovandosi senza neanche rendersene conto a essere solo un comprimario, a essere mandato in campo quasi esclusivamente a partita in corso. E questo lo ha ferito e condizionato. I suoi ingressi in campo raramente sono stati memorabili, al contrario ha sempre faticato a entrare in gara, dando l’impressione di essere un corpo estraneo e solamente in attesa di andarsene via. Già a gennaio, era stato ipotizzato. A lui sono state accostate l’Olympique Marsiglia in Francia e il Galatasaray in Turchia, ma da parte della Lazio al momento sono arrivate solo smentite. Il contratto annuale, con opzione di prolungamento per ulteriori tre stagioni, rende complicata la prospettiva di un suo addio in tempi così ristretti. 


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ROMA - Guarda il Giappone in tv, la Lazio dalla panchina. Punti di vista differenti, ma fondamentalmente confusi nello stesso unico mistero: Daichi Kamada è sparito dai radar. E pensare che in estate, da parametro zero, aveva scelto la squadra biancoceleste perché voleva vivere da protagonista questa prima parte di stagione, per poi giocarsi la Coppa d’Asia con la sua selezione in questo periodo, tornare potenzialmente da vincitore e, a giugno, valutare il proprio futuro nuovamente, magari analizzando una lunga serie di proposte, compresa ovviamente quella di restare in biancoceleste da punto cardine del progetto.


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