Lazio, l'approccio di Kamada
Questa era la teoria, la pratica ha detto altro. Ha mostrato un calciatore ben diverso da quello che aveva impressionato all’Eintracht Francoforte, un centrocampista di livello assoluto che non avrebbe dovuto far rimpiangere più di tanto Milinkovic e si sarebbe caricato la Lazio sulle spalle con la sua qualità, i suoi gol, i suoi assist. No, niente di tutto questo. Il suo approccio è stato positivo, primo tra i nuovi acquisti a essere lanciato in campo da Sarri per sfruttarne la buona condizione fisica e la disciplina tipicamente asiatica che gli ha permesso di mettersi istantaneamente al servizio della squadra. Nelle prime quattro partite giocate da titolare ha segnato un gol (nella vittoria sul Napoli) e partecipato alla costruzione di un altro (nel ko con la Juventus). Ma si è trattato solo di uno specchietto per le allodole, perché a partire dalla quinta giornata è toccato all’ultimo arrivato, Matteo Guendouzi, prendere quel posto vacante nell’undici titolare biancoceleste, lo ha ricoperto lui (parzialmente) il vuoto lasciato da Sergej. Un altro tipo di giocatore anche in questo caso, forse ancora più diverso dal serbo, ma che si è rivelato maggiormente funzionale a ciò di cui aveva bisogno l’allenatore.
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